Cadmea

Cadmea
Tebe, resti della Cadmea
CiviltàTebe
UtilizzoRocca
EpocaXVI secolo a.C. - 335 a.C.
Localizzazione
StatoBandiera della Grecia Grecia
ComuneTebe
Mappa di localizzazione
Map

Cadmea (in greco antico: Καδμεία?) era l'antica rocca di Tebe, capitale della Beozia (Grecia antica).

Il mito[modifica | modifica wikitesto]

Una leggenda complessa, ma probabilmente tardiva, ne faceva derivare il nome da Cadmo, l'eroe mitologico fratello o zio di Europa, inviato in occidente dal re fenicio Agenore a cercare la fanciulla rapita da Zeus. Non riuscendo a ritrovarla, Cadmo avrebbe interrogato l'oracolo di Delfi il quale gli indicò di seguire una giovenca e stabilirsi dove questa si fosse fermata. Dal nome della giovenca la regione avrebbe preso il nome di Beozia[1] mentre la rocca della città di Tebe avrebbe preso il nome dallo stesso Cadmo.

Secondo la tradizione, il palazzo e le mura della Tebe micenea furono distrutti poco tempo prima della Guerra di Troia (circa 1200 a.C.) dagli epigoni, i figli dei "Sette contro Tebe". Diomede, figlio di Tideo e di Deipile, partecipò infatti sia alla conquista di Tebe che alla guerra di Troia[2].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

I più antichi resti archeologici indicano come la Cadmea fosse sicuramente abitata in età micenea (attorno al XVI secolo a.C.) Tuttavia nel cosiddetto Catalogo delle navi dell'Iliade[3], composto presumibilmente verso l'VIII-VII secolo a.C. e, secondo alcuni studiosi in Beozia[4], Tebe non compare: è menzionata invece la modesta Ipotebe, una località ai piedi della Tebe beotica.

Si desume pertanto la rocca Cadmea, popolata in età micenea, fosse stata abbandonata dopo l'invasione beotica e non ancora ripopolata all'epoca della redazione del Catalogo delle navi[5]. Tucidide data l'arrivo dei Beoti «sessant’anni dopo la fine della guerra di Troia»[6].

Nell'età classica e in quella ellenistica, la Cadmea svolse una funzione simile all'Acropoli di Atene; vi erano situati molti edifici pubblici e si pensa che vi si svolgessero le riunioni della Lega beotica[7].

Nel 382 a.C. venne occupata con uno sleale colpo di mano dallo spartano Febida[8], che, aiutato dal polemarco Leonziade, instaurò in città un'oligarchia, abbattuta tre anni dopo da Pelopida e Gorgida[9].

Venne occupata anche dalle truppe di Filippo II di Macedonia: dopo la sconfitta delle forze greche a Cheronea Tebe dovette infatti accettare un presidio macedone nella cittadella. Tre anni (335 a.C.) dopo la rocca fu distrutta: poiché Tebe e Atene si erano ribellate al dominio macedone, ingannati dalla falsa notizia della morte di Alessandro Magno, Alessandro ordinò che Tebe fosse distrutta e gli abitanti venduti come schiavi.

Tebe e la rocca vennero ricostruite da Cassandro I nel 316 a.C., ma il declino di Tebe fu tuttavia irreversibile, tanto che nel II secolo d.C. Pausania il Periegeta riferisce che Tebe e i territori circostanti erano ormai disabitati, e che solo poche persone abitavano nella rocca Cadmea[10].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ In greco antico: Βοιωτία, da Βοῦς = giovenca.
  2. ^ Andrew Robert Burn, Storia dell'antica Grecia, traduzione di Filippo Gentili, Oscar saggi, n. 458, Milano, A. Mondadori, 1991, pp. 51-54, ISBN 88-04-41149-X.
  3. ^ Ιλιάς, B, 494-516 della versione in greco; Iliade, Libro II, vv. 644-677 della versione in italiano del Monti.
  4. ^ Paul Mazon, Introduction à l'Iliade, con la collaborazione di Pierre Chantraine, Paul Collart e René Langumier, Parigi, Société d'édition "Les Belles lettres", 1943.
  5. ^ Marta Sordi, Mitologia e propaganda nella Beozia arcaica, in Marta Sordi (a cura di), Scritti di storia greca, Milano, Vita e Pensiero, 2002, pp. 271-282, ISBN 88-343-0683-X, ISBN 978-88-343-0683-3.
  6. ^ Thucydidis, De bello Peloponnesiaco libri octo, I, 12; ex recensione Immanuelis Bekkeri, p. 5. URL consultato l'8 settembre 2021.
  7. ^ Cinzia Bearzot, Federalismo e autonomia nelle Elleniche di Senofonte, Milano, Vita e Pensiero, 2004, p. 176, ISBN 978-88-343-1113-4.
  8. ^ Senofonte, Elleniche, V, 2, 25-31.
  9. ^ Plutarco, Pelopida, 12.
  10. ^ Pausanias, Descrizione della Grecia op. cit., Libro IX, VII, pp. 226-228. URL consultato l'8 settembre 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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