Barbus plebejus

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Barbo italico
Esemplare rilasciato dopo la foto
Stato di conservazione
Rischio minimo
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Actinopterygii
Ordine Cypriniformes
Famiglia Cyprinidae
Sottofamiglia Barbinae
Genere Barbus
Specie B. plebejus
Nomenclatura binomiale
Barbus plebejus
Bonaparte, 1839
Sinonimi

Barbus barbus plebejus

Nomi comuni

Barbo padano

Distribuzione

Il barbo italico o barbo padano (Barbus plebejus) è un pesce d'acqua dolce appartenente alla famiglia dei Ciprinidi, dell'ordine Cypriniformes.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Diffuso nell'Italia settentrionale; L'habitat in cui questo organismo acquatico svolge le proprie funzioni biologiche è principalmente caratterizzato da acque correnti, limpide e ben ossigenate. Il fondale prediletto da questo ciprinide è ghiaioso-roccioso. In seguito ad immissioni è ora presente anche in Italia centrale e meridionale.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Come tutti i pesci della famiglia dei Ciprinidi possiede un corpo allungato ed affusolato. L'apparato boccale è infero ed è costituito da diversi tessuti membranosi; costituito due paia di barbigli, rispettivamente al lato del labbro superiore e agli angoli della bocca da cui deriva il nome della specie. Possiede una livrea dorsale che varia a seconda del tipo di fondale: principalmente può assumere colorazioni che virano tra il grigio-verde-marrone; inoltre è caratterizzata da una fine punteggiatura grigio-nera. La livrea laterale vira generalmente sul marrone partendo dalla porzione dorsale del corpo e si schiarisce giungendo verso la porzione ventrale dove assume una colorazione che vira sul bianco-perla; come la porzione dorsale, anche le porzioni laterali possiedono fini punteggiature scure che permettono al ciprinide di mimetizzarsi adeguatamente con il fondale ghiaioso.

La pinna dorsale è di colore marrone-verde è presenta punteggiatura.

La pinna caudale è anch'essa tendente al marrone.

La pinna anale possiede una livrea che vira tra il rosa-rosso.

Le pinne ventrali possiedono una livrea tendente al rosa chiaro negli individui giovani.

Le pinne toraciche presentano la tipica conformazione strutturale appartenente all'ordine dei Cipriniformi.

L'opercolo è accentuato e presenta una colorazione tendente all'oro.
Tranne casi eccezionali in cui può raggiungere i 60 cm di lunghezza ed i 4 kg di peso, le misure medie del pesce adulto sono di 30 cm di lunghezza e 2 kg di peso.

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

Il periodo riproduttivo si localizza tra fine maggio e metà giugno. L'organismo femminile espelle centinaia di uova possedenti genoma aploide di circa 2 mm di diametro. Non passa lungo tempo prima che un organismo di sesso maschile attui una forma di fecondazione esterna. A fecondazione ultimata, le uova presentano un genoma diploide. La fase di maturazione dura circa 10-15 giorni e avviene sul fondo ghiaioso-sabbioso.
Il barbo comune possiede un metabolismo sessuale estremamente lento, la maturità sessuale è raggiunta a 4-5 anni di età. Le uova sono potenzialmente tossiche se ingerite; possono provocare nausea e vomito.

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

Il barbo italico possiede una dieta onnivora: si nutre principalmente di invertebrati, vegetali, tricotteri, larve adagiate sul fondo e non raramente di piccoli pesci.

Pesca[modifica | modifica wikitesto]

Viene pescato soprattutto con la tecnica della passata, della pesca a fondo o a ledgering (con pasturatore). L'esca migliore è il bigattino ma si possono usare anche i lombrichi, pane o molti altri tipi di esca trattandosi di una specie onnivora. In inverno è difficoltoso localizzarlo poiché trascorre la stagione sfavorevole rintanato nelle buche più profonde, durante la primavera e d'estate si muove molto e lo si incontra più facilmente. È una preda apprezzata per la sua strenua difesa (soprattutto gli esemplari più grandi), le carni sono buone ma estremamente liscose.

Curiosità[modifica | modifica wikitesto]

Le ovaie sono velenose se ingerite. Nell'antichità venivano usate per procurare il vomito.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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