Baldassarre Bonifacio

Baldassarre Bonifacio
vescovo della Chiesa cattolica
Lapide commemorativa di mons. Baldassarre Bonifacio (Chiesa della Beata Vergine del Soccorso a Rovigo)
 
Incarichi ricopertiVescovo di Capodistria (1653-1659)
 
Nato5 gennaio 1585 a Crema
Ordinato presbitero1611
Nominato vescovo23 novembre 1653 da papa Innocenzo X
Consacrato vescovo30 novembre 1653 dal cardinale Marcantonio Bragadin
Deceduto17 novembre 1659 (74 anni) a Capodistria
 

Baldassarre Bonifacio (Crema, 5 gennaio 1585Capodistria, 17 novembre 1659) è stato uno scrittore, poeta e vescovo cattolico italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Baldassarre Bonifacio nacque a Crema da Bonifacio, esperto di diritto rodigino che vi ricopriva la carica di assessore, e da Paola Corniani, che pure proveniva da una famiglia di giuristi. Suo zio era il letterato veneziano Giovanni Bonifacio.

Suo padre si prese particolarmente cura della sua educazione. Ad appena tredici anni, fu inviato a studiare presso l'Università di Padova, dove, all'età di 18 anni, gli fu conferito un dottorato in legge.

Poco dopo, fu nominato lettore di istituzioni di Giustiniano al collegio di Rovigo. Era ancora molto giovane quando fu inviato in Germania come segretario del vescovo di Adria e Rovigo, conte Girolamo di Porcia, nunzio apostolico in Germania: in Germania presentò all'imperatore Mattia un Breve del Papa e negoziò con lui affari di grande importanza.

Dopo il suo ritorno in Italia ottenne diverse dignità ecclesiastiche nella Repubblica di Venezia, tra cui l'Arcipretura del Capitolo Cattedrale di Rovigo. Il 3 ottobre 1619 fu nominato professore di latino e greco all'università di Padova, ma rifiutò la posizione, preferendo dedicarsi ai suoi studi piuttosto che all'insegnamento.

Bonifacio sostenne, in termini cortesi, una disputa con la letterata ebrea veneziana Sara Copio, della cui accademia egli era uno dei più illustri frequentatori. Alla Copio indirizzò il libretto Dell'immortalità dell'anima (1621), nel quale la accusava di negare l'immortalità dell'anima. La Copio rispose con il Manifesto di Sarra Copia Silam Hebrea. Nel quale è da lei riprovata, e detestata l'opinione negante l'immortalità dell'Anima, falsamente attribuitale dal Sig. Baldassare Bonifaccio, con cui respinse l'accusa attraverso un'efficace argomentazione teologica e filosofica. Il Bonifacio replicò con una Risposta al manifesto della Signora Sarra Copia (Venezia 1621).

Durante un viaggio a Roma nel 1623, papa Urbano VIII, grande mecenate dei letterati, conosciuta la sua capacità e il suo merito, lo nominò vescovo di Sitia e Hierapetra nell'isola di Candia; ma a causa della sua salute cagionevole, Bonifacio declinò l'offerta; il Pontefice gli conferì in cambio l'arcidiaconato di Treviso.

Nel 1627 Bonifacio pubblicò a Venezia il breve compendio storico De Romanae historiae scriptoribus. Il testo, dedicato al senatore veneziano Domenico Molin (1572-1635), analizza e descrive l'opera di quaranta storici antichi che si sono occupati di storia romana («Quadraginta rei Romanae scriptorum elenchum, iussu tuo, domine, confeci»). Ogni autore, a partire da Polibio, è accompagnato da una scheda che ne riassume i dati biografici, notizie sulle opere e sui giudizi ricevuti da storici successivi. Più che un condensato di letteratura latina, il libro si presenta come un compendio delle rassegne più aggiornate sulla storia romana. È sempre Bonifacio a dichiararlo, in un secondo messaggio d'introduzione, nel quale esplicita la dipendenza del suo scritto da alcuni fra i più importanti studiosi moderni: Jean Bodin, Giusto Lipsio, Carlo Sigonio e Gerhard Johannes Voss. Il riferimento a quest'ultimo, allora docente all'Università di Leida, è particolarmente rilevante. Voss stava concludendo proprio in quei mesi (fra il 1626 e il 1627) la stesura di un vasto repertorio di storici latini, con il contributo largo e sistematico di Molin e dei suoi collaboratori, che gli fornivano, attraverso un fitto carteggio, numerose informazioni riguardanti autori medievali e umanistici attivi nella Repubblica di Venezia. Fra questi collaboratori, oltre a Felice Osio e Lorenzo Pignoria, compariva naturalmente anche Baldassarre Bonifacio, che infatti è citato da Voss in compagnia di Domenico Molin nel paragrafo dedicato all'umanista rodigino Ludovico Ricchieri, detto Celio (1469-1525).[1] Ringraziando il collega veneto, il professore di Leida ne loda gli studi sugli storici romani e si rammarica di non essere riuscito a utilizzarne il breve trattato, che non era ancora stato pubblicato.[2]

Bonifacio fu molto attivo nella vita culturale veneta del primo Seicento. Le funzioni assegnategli non gli impedirono di contribuire alla costruzione di una nuova Accademia per la nobiltà veneziana istituita a Padova, con un decreto del Senato di Venezia dell'anno 1636. L'Accademia fu aperta l'anno seguente e Bonifacio ne fu il primo rettore.

Il 24 novembre 1653 fu nominato vescovo di Capodistria. Ricevette la consacrazione episcopale il 30 novembre per l'imposizione delle mani del cardinale Marcantonio Bragadin. Morì nel 1659, all'età di 75 anni.

Bonifacio scrisse molto sia in versi che in prosa. È noto soprattutto per il "De archivis liber singularis", pubblicato a Venezia nel 1632, che rappresenta una vera e propria pietra miliare della storia archivistica moderna.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Frontespizio del De Archivis di Baldassarre Bonifacio, 1632

Genealogia episcopale[modifica | modifica wikitesto]

La genealogia episcopale è:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ GERARDI IOANNIS VOSSII De historicis Latinis, Lugduni Batavorum, apud Ioannem Maire, 1627, pp. 742-743. Bonifacio è anche citato, a più riprese, alle pp. 837-839.
  2. ^ Ibidem, p. 743.
  3. ^ Mazzuchelli, 1762, p. 1648.
  4. ^ Gasparo Contarini, De republica Venetorum libri quinque, Lugd. Batavorum, ex officina elzeviriana, 1628, pp. 256 e segg.
  5. ^ Gasparo Contarini, Baldassarre Bonifacio, De Magistratibus et republica Venetorum libri quinque, cum notis Nicolai Crassi. Accesserunt Balthasaris Bonifacii de majoribus comitiis et judiciis capitalibus duae epistolae. Editio novissima, emendatior et auctior, in Johann Georg Graeve, Pieter Burman (a cura di), Thesaurus Antiquitatum et Historiarum Italiae, tomi quinti pars prima, Pieter van der Aa, 1722, pp. 63-66. URL consultato il 4 agosto 2019.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • «Baldassar Bonifaccio Rhodigino». In : Le glorie de gli Incogniti: o vero, Gli huomini illustri dell'Accademia de' signori Incogniti di Venetia, In Venetia : appresso Francesco Valuasense stampator dell'Accademia, 1647, pp. 74–79 (on-line).
  • Lester K. Born, Baldassare Bonifacio and his Essay de Archivis, «The American Archivist»,4/4 (1941), p. 221-237;
  • Leopoldo Sandri, Il De archivis di Baldassarre Bonifacio, «Notizie degli Archivi di Stato»,10 (1951), p. 95-111.
  • Stefania Malavasi, Intorno ad un personaggio della cultura barocca a Rovigo: Baldassarre Bonifacio e due suoi scritti, in Girolamo Brusoni. Avventure di penna e di vita nel Seicento veneto. Atti del XXIII convegno di studi storici (Rovigo, 13-14 novembre 1999), a cura di Gino Benzoni, Rovigo, Minelliana, 2001, p. 277-289;
  • Stefania Malavasi, L'idea di «viaggio» nella Peregrinatione di Baldassarre Bonifacio, in Tempi, uomini ed eventi di storia veneta. Studi in onore di Federico Seneca, a cura di Sergio Perini, Rovigo, Minelliana, 2003, p. 267-282;
  • Enrico Zerbinati, Autobiografia, storia e letteratura nella Peregrinazione di Baldassarre Bonifacio, «Acta Concordium», 15 (2010), pp. 1–64;
  • Baldassarre Bonifacio, Peregrinazione, a cura di Enrico Zerbinati, saggi introduttivi di Gino Benzoni, note di Michela Marangoni, Maria Grazia Migliorini, Enrico Zerbinati, appendici di Michela Marangoni, Rovigo, Accademia dei Condordi, 2013.
  • Giammaria Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia, 1762, pp. 1644 s.
  • Carlo Frati, Dizionario bio-bibliografico dei bibliotecari e bibliofili, Firenze 1933, p. 114;
  • (EN) Eden Sarot, Ansaldo Cebà and Sara Copia Sullam, in Italica, vol. 31, 1954, pp. 138-150, JSTOR 476839.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Vescovo di Capodistria Successore
Pietro Morari 24 novembre 1653 - 17 novembre 1659 Francesco Zeno
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