Balad (partito politico)

Balad
(AR) التجمع الوطني الديمقراطي
(HE) ברית לאומית דמוקרטית
LeaderSami Abu Shehadeh
StatoBandiera d'Israele Israele
SedeNazareth
Fondazione1995
IdeologiaNazionalismo arabo[1]
Antisionismo
Secolarismo[2]
Socialdemocrazia[3]
CollocazioneSinistra
Seggi Knesset
0 / 120
TestataFasl al-Maqal
Coloriarancione
Sito webwww.altajamoa.org/

Balad (in arabo التجمع الوطني الديمقراطي?, al-Tajammuʿ al-Waṭanī al-Dīmūqraṭī; in ebraico ברית לאומית דמוקרטית?, Brit Le'umit Demokratit; lett. "Assemblea Nazionale Democratica") è un partito politico israeliano rappresentativo della minoranza araba. Fondato nel 1995 da Azmi Bishara, il partito espone idee nazionaliste arabe e antisioniste.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il partito venne fondato da un gruppo di intellettuali arabi cristiani e musulmani di sinistra, provenienti in gran parte dalle file di Hadash e guidati da Azmi Bishara. Alle elezioni generali del 1996 Balad si coalizzò con Hadash.[4]

Alle Elezioni parlamentari in Israele del 1999 formò un ticket con il partito Ta'al di Ahmad Tibi e ottenne due seggi. Prima delle elezioni del 2003 il Comitato Elettorale Centrale decide a maggioranza, con lo scarto di un voto, di vietare al partito di concorrere, accusandolo di supportare il terrorismo.[5] Bishara risponde riaffermando la propria convinzione circa il diritto delle persone che subiscono l'occupazione a combatterla, precisando di non aver mai invocato la lotta armata contro Israele e di non supportare la violenza. L'interdizione venne rimossa dalla Corte suprema[5] e il partito ottiene nuovamente 3 seggi. Alle elezioni del 2006 Balad conferma nuovamente i suoi 3 seggi.

Il leader del partito Mtanes Shehadeh, insieme agli altri leader della Lista Comune, 2019

Nel gennaio 2009 il Comitato Elettorale Centrale vota nuovamente a maggioranza (questa volta con 26 voti contro 3) di impedire al Balad la partecipazione alle elezioni del 2009 con l'accusa di non riconoscere lo Stato di Israele e di fomentare il terrorismo. Il partito risponde denunciando la strumentalizzazione del clima di guerra scaturito dall'Operazione Piombo fuso e la Corte suprema sconfessa la decisione del Comitato Elettorale[6]. Il Balad partecipa così alle consultazioni e ancora una volta ottiene 3 seggi. Alle elezioni del gennaio 2013 il partito ottiene per l'ennesima volta 3 seggi.

In occasione delle elezioni del 2015, quando la soglia di sbarramento viene alzata dal 2% al 3.25%, Balad stringe un'alleanza con Hadash, Ta'al e Lista Araba Unita per formare la Lista Comune[7], che ottiene 13 seggi alla Knesset, diventando il terzo partito e permettendo a Balad di confermare i suoi 3 seggi.

Alle elezioni dell'aprile 2019 Balad si presenta insieme alla Lista Araba Unita ed ottiene 2 seggi. Nelle successive tornate elettorali viene riconfermata l'alleanza dei 4 partiti arabi per presentarsi come Lista Comune[3], raggiungendo nel 2020 15 seggi.

Ideologia[modifica | modifica wikitesto]

Balad pone enfasi sull'identità araba, accusa lo Stato di Israele di implementare politiche discriminatorie nei confronti della comunità araba e rivendica il riconoscimento degli arabi come minoranza nazionale e una più vasta autonomia per questi in ambito culturale ed educativo. Il partito si batte per l'abolizione dei privilegi riservati alle istituzioni sioniste quali l'Agenzia ebraica e il Fondo Nazionale Ebraico.[8] Balad rivendica una piattaforma politica tesa a trasformare Israele in una democrazia per tutti i cittadini, a prescindere dalla loro identità nazionale o etnica. Si oppone all'idea di uno Stato unicamente ebraico e sostiene la natura binazionale di Israele.[9]

Supporta la definizione di due Stati sulla base dei confini definiti prima della Guerra dei sei giorni, con la costituzione di un unico Stato di Palestina (composto da Striscia di Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme est) e l'attuazione della Risoluzione 194 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sul diritto al ritorno per i rifugiati palestinesi.[9]

A differenza di Hadash, Balad si oppone alla cooperazione con qualsiasi partito sionista, compresi quelli di sinistra e pacifisti come Meretz.[3][10]

Attività[modifica | modifica wikitesto]

L'elettorato del partito è composto dalla componente più laica della minoranza araba in Israele, facendo quindi concorrenza a Hadash.[2] Il partito riserva generalmente il secondo seggio alla Knesset a un candidato cristiano e implementa un sistema di quote per favorire candidate donne.[11] Balad annovera tra i propri membri arabi di tutte le religioni e numerosi ebrei.[3]

Tra le attività del partito vi è la pubblicazione del settimanale Fasl al-Maqal e la promozione di attività culturali dedicate ai giovani, tra i quali campi estivi ed escursioni verso i villaggi arabi palestinesi spopolati nel 1948, e di raccolte fondi per i palestinesi della Cisgiordania e della striscia di Gaza.[12] I campi estivi organizzati dal partito vedono la partecipazione di centinaia di ragazzi provenienti da tutto il paese. I campi estivi di Balad si caratterizzano per i forti riferimenti a simboli tipici del nazionalismo arabo e palestinese, tra i quali Handala, la kefiah, la bandiera palestinese e l'inno Mawtini. I ragazzi vengono suddivisi in squadre che portano i nomi di celebri figure palestinesi, quali Khalil al-Sakakini, Naji al-Ali, Mahmoud Darwish, Edward Said e Fadwa Tuqan e si dilettano in attività musicali e letterarie.[13]

Leader[modifica | modifica wikitesto]

Risultati elettorali[modifica | modifica wikitesto]

Elezioni Voti % Seggi +/-
1996 Con Hadash
1 / 120
-
1999 66.103 1.9
2 / 120
Aumento1
2003 71.299 2.26
3 / 120
Aumento1
2006 72.066 2.30
3 / 120
Stabile
2009 83.739 2.48
3 / 120
Stabile
2013 97.030 2.56
3 / 120
Stabile
2015 Nella Lista Comune
3 / 120
Stabile
Aprile 2019 Con Lista Araba Unita
2 / 120
Diminuzione1
Settembre 2019 Nella Lista Comune
3 / 120
Aumento1
2020 Nella Lista Comune
3 / 120
Stabile
2021 Nella Lista Comune
1 / 120
Diminuzione2
2022 138.093 2.90
0 / 120
Diminuzione1

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ [Ilan Peleg & Dov Waxman, Israel's Palestinians: The Conflict Within, Cambridge University Press, 2011, p. 62]
  2. ^ a b Jamal, p. 143.
  3. ^ a b c d Aviad Houminer-Rosenblum, Joint List — 4 Arab parties on 1 slate — is poles apart but strong together, Times of Israel, 14 marzo 2020. URL consultato il 14 marzo 2020.
  4. ^ Hitman, p. 35.
  5. ^ a b Poll ban on Arab Israelis lifted BBC News, 9 gennaio 2003
  6. ^ Aviad Glickman, Arab parties win disqualification appeal, in Ynetnews, 21 gennaio 2009. URL consultato il 21 gennaio 2009.
  7. ^ Lazar Berman, Arab parties finalize unity deal, in The Times of Israel, 22 gennaio 2015. URL consultato il 14 giugno 2015.
  8. ^ Hitman, p. 36.
  9. ^ a b http://www.balad.org/?id=138 Archiviato il 26 gennaio 2013 in Internet Archive. balad.org
  10. ^ Jack Khoury, The left is not doing Israeli Arabs any favors, in Haaretz, 8 marzo 2015. URL consultato il 14 giugno 2015.
  11. ^ Jamal, p. 150.
  12. ^ Hitman, p. 37.
  13. ^ Sorek, p. 187-189.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Gadi Hitman, Israel and Its Arab Minority, 1948–2008: Dialogue, Protest, Violence, Lexington Books, 2016, ISBN 9781498539739.
  • (EN) Amal Jamal, Arab Minority Nationalism in Israel: The Politics of Indigeneity, Taylor & Francis, 2011, ISBN 978-1-136-82412-8.
  • (EN) Tamir Sorek, Palestinian Commemoration in Israel: Calendars, Monuments, and Martyrs, Stanford University Press, 2015, ISBN 9780804795203.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN168340300 · LCCN (ENn98951591 · J9U (ENHE987007311144405171 · WorldCat Identities (ENlccn-n98951591