Arte turca

Piastrella turca blu

Per Arte turca s'intendono le arti visive originatesi nell'area geografica occupata dalla Repubblica di Turchia dal Medioevo (periodo in cui la popolazione estremo-asiatica dei turchi s'insedio in Anatolia) all'Età Contemporanea. La medesima area, durante l'Antichità, diede i natali a forme artistiche legate alle varie culture che vi si avvicendarono: Ittiti, Antichi Greci, Romani e Bizantini. Elemento dominante dell'arte turca "moderna" è l'influsso culturale dell'Impero ottomano, la compagine statale turca più solida e duratura, seppur non siano mancati contributi da parte del Sultanato di Rum (erede anatolico del "turco" Impero selgiuchide) e dei c.d. Beilicati turchi d'Anatolia (XI e XIII secolo).

Il periodo di massimo fulgore dell'arte turca è individuato nel XVI e XVII secolo, durante cioè lo zenit del potere imperiale ottomano, ed in particolare durante il regno del sultano ottomano Solimano il Magnifico (1520-1566)[1][2].

Architettura[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Architettura ottomana.

L'architettura turca venne sviluppata dagli Ottomani a Bursa e Edirne nel XV-XVI secolo sviluppando modelli selgiuchidi, persiani, bizantini e mamelucchi. Fondamentale in tale senso fu la conquista di Costantinopoli[3][4][5], a seguito della quale, per quasi 400 anni, l'architettura bizantina (es. la chiesa di Hagia Sophia) servì da modello per la costruzione di molte moschee turche[5].

Con il passaggio dai Mamelucchi alla regola ottomana del 1517, la Siria fosse finita sotto il dominio di Istanbul, senza che l'amministrazione della capitale interferisse con le provincie, le quali conservarono la tradizione architettonica e decorativa locali, risentendo dell'influsso dello stile ottomano e occidentale con quasi mezzo secolo di ritardo. Essi diedero vita ad uno stile neo-ottomano[6], la cui architettura ottomana è stata descritta come una sintesi fra l'architettura del Mediterraneo e del Medio Oriente[7].

Gli Ottomani raggiunsero elevati livelli di perfezione in architettura. Essi ebbero grande padronanza nella tecnica della costruzione di ampi spazi interni limitati da cupole, apparentemente senza peso, ancorché enormi, e raggiunsero una perfetta armonia tra spazi interni ed esterni, così come nell'articolazione fra luci e ombre. L'architettura religiosa islamica, che fino ad allora era costituita da semplici costruzioni con estese decorazioni, venne trasformata dagli Ottomani attraverso un vocabolario architettonico dinamico di volte, cupole, semi cupole e colonne. La moschea venne trasformata da una sala angusta e buia, con pareti ricoperte di arabeschi in un santuario di equilibrio estetico e tecnico, raffinata eleganza e un pizzico di celeste trascendenza.

Miniatura[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Miniatura ottomana.

Stilisticamente, la miniatura ottomana deriva dalla miniatura persiana[8] e risente dell'influenza della miniatura cinese. Si tratta di una manifestazione molto importante dell'arte ottomana e costituisce solo una delle specifiche forme d'arte che concorrevano, ad Istanbul come negli altri grandi centri culturali osmanidi, alla creazione di libri di pregevolissima fattura: ossia la c.d. "illuminazione" (tezhip), la calligrafia (hat), la marmorizzazione (ebru) e la legatura (cilt).

International Congress of Turkish Art[modifica | modifica wikitesto]

Dal 1959, in una capitale europea a rotazione si svolge ogni quattro anni l'International Congress of Turkish Art, la principale vetrina internazionale nella quale artisti tirchi provenienti da tutto il mondo espongono i propri manufatti di arte moderna.[6]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Levey M (1975), The World of Ottoman Art, Thames & Hudson, ISBN 0500270651, p. 12.
  2. ^ Rogers JM [e] Ward RM (1988), Süleyman the Magnificent, British Museum Publications, ISBN 0714114405, pp. 26-41.
  3. ^ Gülru Necipoğlu, Muqarnas: An Annual on Islamic Art and Architecture. Volume 12, Leiden : E.J. Brill, 1995, p. 60, ISBN 978-90-04-10314-6, OCLC 33228759. URL consultato il 20 agosto 2007.
  4. ^ Doris Behrens-Abouseif, Islamic Architecture in Cairo: An Introduction, Leiden ; New York : E.J. Brill,, 1989, p. 29, ISBN 90-04-08677-3. URL consultato il 20 agosto 2007.
  5. ^ a b John Gordon Rice, Robert Clifford Ostergren, The Europeans: A Geography of People, Culture, and Environment, in The Professional geographer, vol. 57, n. 4, Guilford Press, 2005, ISBN 978-0-89862-272-0, ISSN 0033-0124 (WC · ACNP). URL consultato il 20 agosto 2007.
  6. ^ a b Frederic Hitzel, 14th International Congress of Turkish Art (Paris, Collège de France, 19-21 September 2011) (PDF), su academia.edu, Ministero della Cultura e del Turismo turco, p. 920. URL consultato il 28 dicembre 2019 (archiviato il 12 novembre 2017).
  7. ^ Oleg Grabar, Muqarnas: An Annual on Islamic Art and Architecture. Volume 3, Leiden : E.J. Brill,, 1985, ISBN 90-04-07611-5. URL consultato il 20 agosto 2007.
  8. ^ Barry M (2004), Figurative Art in Medieval Islam: And the Riddle of Bihzad of Herat 1465-1535, p. 27.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Binney E (1973), Turkish Miniature Paintings and Manuscripts, from the Collection of Edwin Binney, 3rd, New York City, Metropolitan Museum of Art; Los Angeles, Los Angeles County Museum of Art, ISBN 0-87099-077-2.
  • Levey M (1975), The World of Ottoman Art, Thames & Hudson, ISBN 0500270651.
  • Miller LD [a cura di] (1987), Echoes of Anatolia: Works of Contemporary Turkish-American Artists... [catalogue of an] Exhibition [which] Has Been Realized through the Generosity of the Contributing Artists and [of] the Turkish Embassy in Washington, D.C., Washington DC.
  • Rawson J (1984), Chinese Ornament: The Lotus and the Dragon, British Museum Publications, ISBN 0714114316.
  • Rogers JM [e] Ward RM (1988), Süleyman the Magnificent, British Museum Publications, ISBN 0714114405.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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