Artaserse I di Persia

Artaserse I di Persia
detto "Longimano"
Bassorilievo raffigurante Artaserse I dalla sua tomba a Naqsh-e Rostam
Gran Re di Persia
Re dell'Alto e Basso Egitto
In carica464 a.C.424 a.C.
PredecessoreArtabano
SuccessoreSerse II
Altri titoliRe di Sumer e Akkad
Re dei Re
Re dell'universo
NascitaV secolo a.C.
MorteSusa, 424 a.C.
Casa realeAchemenidi
PadreSerse I di Persia
ConsorteDamaspia
Aloigne
Cosmartidene
Andia
N.N.

Artaserse I Longimano (persiano: Artakhšassa; V secolo a.C.Susa, 424 a.C.) fu gran re dell'Impero achemenide dal 464 a.C. alla sua morte.

Figlio di Serse I, salì al trono dopo che il padre e il fratello maggiore, Dario, erano stati uccisi da Artabano.

Con il nome di Artakhsassa fu il sesto sovrano della XXVII dinastia egizia (secondo la classificazione di Manetone).

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Re di Persia[modifica | modifica wikitesto]

Tomba di Artaserse I a Naqsh-e Rostam

Dopo la battaglia dell'Eurimedonte e l'armistizio tra Atene e Sparta, Cimone aveva ripreso le attività militari contro i Persiani. Nel 449 a.C., con il contributo di Pericle, venne stipulata la pace di Callia. Questa fu sostanzialmente un trattato di non-aggressione, dove si stabilì l'autonomia delle città greche dell'Asia Minore, benché facenti parte dell'Impero persiano, il controllo dei Persiani su Cipro e il veto per le navi da guerra persiane di entrare nel Mar Egeo.

Artaserse, assicuratosi la tregua con i Greci, dovette poi fronteggiare la ribellione del satrapo di Siria Megabizo, con il quale, a seguito di due sconfitte, dovette scendere a patti e stipulare un trattato di pace. Nel 424 a.C. Artaserse morì e gli successe il figlio Serse II.

Permise agli Ebrei di ricostruire Gerusalemme, per evitare focolai di rivolta. Egli accolse Temistocle, l'eroe di Salamina, alla sua corte. Stabilì che Magnesia, Miunte e Lampsaco si occupassero di fornirgli pane, carne e vino. Palascepio gli forniva i vestiti e Percote la biancheria del letto.

Re d'Egitto[modifica | modifica wikitesto]

Artakhsassa fu il sesto sovrano della XXVII dinastia egizia (secondo la classificazione di Manetone). Pur rivestendo anche la corona egizia è probabile che Artaserse non abbia mai visitato la valle del Nilo. Sfruttando la debolezza persiana seguita alla morte di Serse I si ebbero, soprattutto nella regione del delta, varie rivolte che nel 460 a.C. sfociarono in aperta ribellione sotto la guida di Inaros e Amirteo, figlio di Psammetico.

Lo storico greco Tucidide riporta che si sarebbe trattato di re dei libi ma è probabile che la notizia vada letta come di stirpe libica ossia appartenenti alle famiglie che avevano dato vita alla XXVI dinastia. Grazie all'appoggio di Atene, che inviò una squadra navale e truppe terrestri, i ribelli furono in grado di sconfiggere, a Papremi, l'esercito persiano guidato dal satrapo Achemene, fratello di Serse I; lo stesso Achemene cadde nella battaglia.

Dopo questa vittoria Inaro, che non risulta si sia attribuito i titoli della dignità regale egizia, assediò Menfi riuscendo però a conquistarla solo in parte. L'arrivo dei rinforzi persiani guidati dal generale Megabizo ribaltò le sorti della guerra ed ai ribelli non rimase altra scelta che rifugiarsi nel dedalo di paludi del delta del Nilo.

Inaro venne catturato 456 a.C. e deportato a Susa dove nel 454 a.C. venne crocifisso. Un ulteriore tentativo ateniese di portare aiuto ai ribelli venne respinto dalle navi fenicie al servizio dei Persiani. La guerra nel delta proseguì fino al 454 a.C. quando Megabizo sconfisse le ultime forze egizie.

Con la conclusione del trattato di pace tra Grecia e Persia (448 a.C.) le ultime speranze di Amirteo, che ancora resisteva nelle paludi, tramontarono. Il periodo che seguì questi fatti fu una fase di pace e prosperità economica anche grazie all'azione del nuovo satrapo, Arsame, che cercò nuovamente la collaborazione dei funzionari egizi giungendo a restituire ai figli di Inaros e Amirteo la direzione dei distretti di cui erano originari. In questo periodo storico (intorno al 450 a.C.) si colloca il viaggio dello storico greco Erodoto in Egitto.

Figli[modifica | modifica wikitesto]

Dalla Regina Damaspia

Da Aloigne di Babilonia

Da Cosmartidene di Babilonia

Da Andia di Babilonia

Da un'altra (?) moglie sconosciuta

Da altre mogli, ebbe altri undici figli. Dalle concubine ebbe centoquindici figli.[1]

Titolatura[modifica | modifica wikitesto]

Titolo Traslitterazione Significato Nome Traslitterazione Lettura (italiano) Significato
G5
ḥr Horo
G16
nbty (nebti) Le due Signore
G8
ḥr nbw Horo d'oro
M23
X1
L2
X1
nsw bjty Colui che regna
sul giunco
e sull'ape
G39N5
s3 Rˁ Figlio di Ra
AE23
N17
Aa1M8M8s
3 r t3 ḫ š s š Artakhsassa

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ F. S. Villarosa, Dizionario mitologico-storico-poetico, vol. I, Napoli, Tipografia Nicola Vanspandoch e C., 1841, p. 46.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Signore dell'Alto e del Basso Egitto Successore
Artabano 465 – 424 a.C. Serse II
Controllo di autoritàVIAF (EN30953676 · ISNI (EN0000 0000 6701 9487 · BAV 495/160276 · CERL cnp00283584 · LCCN (ENn84233757 · GND (DE102382026 · BNE (ESXX877179 (data) · J9U (ENHE987007303435605171 · WorldCat Identities (ENlccn-n84233757