Armando Crisciani

Armando Crisciani
NascitaTrieste, 18 marzo 1902
MorteMar Rosso, 3 aprile 1941
Cause della morteCaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Marina
Anni di servizio1929-1941
Gradotenente di vascello
GuerreGuerra di Spagna
Seconda guerra mondiale
CampagneOccupazione italiana dell'Albania (1939-1943)
Campagna dell'Africa Orientale Italiana
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Navale di Livorno
dati tratti da Uomini della Marina, 1861-1946[1]
voci di militari presenti su Wikipedia

Armando Crisciani (Trieste, 18 marzo 1902Mar Rosso, 3 aprile 1941) è stato un militare e marinaio italiano, decorato di medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Trieste il 18 marzo 1902.[2][3] Dopo aver conseguito il diploma di capitano marittimo presso l'Istituto Nautico della sua città natale, nel 1922 fu chiamato a prestare servizio militare di leva nella Regia Marina, frequentando il corso per ufficiali di complemento presso la Regia Accademia Navale di Livorno.[1] Nominato guardiamarina nel 1923 prestò servizio su varie unità della Squadra navale.[1] Posto in congedo per fine del periodo di ferma nel novembre dello stesso anno, venne iscritto nei ruoli della Riserva Navale, e nel 1931 fu promosso sottotenente di vascello.[4] Quattro anni dopo fu richiamato in servizio attivo per esigenze eccezionali, partecipando alle operazioni militari in Spagna e nel corso delle operazioni di occupazioni dell'Albania (aprile 1939).[4] In quello stesso anno fu promosso tenente di vascello.[4]

All'atto dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 10 giugno 1940, partecipò alle operazioni belliche nelle acque dell'A.O.I., in qualità di vicecomandante del cacciatorpediniere Daniele Manin in forza alla 3ª Squadriglia di stanza nel Mar Rosso.[2] Il 3 aprile 1941, il Daniele Manin, insieme ad altre unità, partecipò al tentativo diretto su Porto Sudan e durante la navigazione sull'obiettivo, l'unità venne sottoposta ad incessanti attacchi aerei, che la danneggiarono gravemente, immobilizzandola e allora il comandante, Araldo Fadin, ne ordinò l'autoaffondamento per evitarne la cattura.[3] Rimasto al suo posto fino all'ultimo, già salvo su uno zatterino, si offrì volontario di ritornare a bordo per predisporre le cariche esplosive insieme al sottocapo silurista Ulderico Sacchetto e al direttore di macchina Rodolfo Batagelj.[2] Tutti e tre rimasero uccisi quando il cacciatorpediniere si capovolse ed affondò.[2] Una via di Trieste e una Roma portano il suo nome.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ufficiale in seconda di Cacciatorpediniere dislocato in mari lontani dalla Patria, prendeva parte al disperato tentativo di attacco a base navale avversaria, durante il quale l'unità veniva sottoposta ad incessanti attacchi aerei che la danneggiavano gravemente fino a renderla inerme relitto in fiamme. Durante disperate ore di lotta coadiuvava efficacemente il Comandante gravemente ferito ed abbandonava tra gli ultimi la nave. Assillato dal timore che l'ordine di affondare la nave non avesse ancora esecuzione, tornava a bordo - malgrado il mitragliamento di aerei che la sorvolavano - per affrettarne la fine e scompariva in mare con essa nel generoso tentativo. Esempio di elevate virtù militari e profondo senso del dovere. Mar Rosso, 3 aprile 1941 [5]
— Decreto del Presidente della Repubblica 6 dicembre 1947.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]


Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Alberini, Prosperini 2016, p. 163.
  2. ^ a b c d Marina Difesa.
  3. ^ a b Combattenti Liberazione.
  4. ^ a b c Alberini, Prosperini 2016, p. 164.
  5. ^ Armando Crisciani, su Quirinale.it. URL consultato il 20 novembre 2018.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Paolo Alberini e Franco Prosperini, Uomini della Marina, 1861-1946, Roma, Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Marina Militare, 2016, ISBN 978-8-89848-595-6.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, Le Medaglie d'Oro al Valor Militare volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 632.
  • Giorgio Giorgerini e Augusto Nani, Almanacco storico delle navi militari d'Italia 1861-1975, Roma, Ufficio Storico della Marina Militare, 1978.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]