Armando Bussi

Armando Bussi (Modena, 17 dicembre 1896Roma, 24 marzo 1944) è stato un antifascista e partigiano italiano, vittima dell'eccidio delle Fosse Ardeatine e medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Repubblicano, prese parte ai combattimenti nella prima guerra mondiale, restando ferito e cadendo nelle mani dell'Esercito austriaco. Fuggì dal campo di concentramento di Braunau in Boemia, dove erano in corso le rivolte del novembre 1918, a cui partecipò. Al rientro in Italia, esercitò la professione di ferroviere e si impegnò nella lotta al fascismo, aderendo al Partito d'Azione e impegnandosi attivamente, dopo l'armistizio di Cassibile, nei gruppi della resistenza partigiana a Roma e nel Lazio.

Catturato dalla speciale polizia della Repubblica Sociale Italiana conosciuta come Banda Koch capeggiata da Pietro Koch, fu condotto presso la sede della Banda, che in quel periodo era in via Principe Amedeo 2, presso la pensione Oltremare, dove fu brutalmente torturato per giorni, senza mai tradire i compagni. Morì martire nell'Eccidio delle Fosse Ardeatine, avvenuto a Roma il 24 marzo 1944, per mano delle SS di Herbert Kappler.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Antifascista di pura fede, per tutto il ventennio della dittatura, manteneva intatta la sua speranza nel miglior avvenire d'Italia. L'8 settembre 1943 iniziava la difficile opera di organizzatore delle formazioni partigiane del Partito d'Azione nel Lazio. Pur ricoprendo incarichi di comando, partecipava personalmente a tre delle più importanti azioni di sabotaggio effettuate a Roma. Arrestato dalla squadra Kok veniva a lungo torturato, ma il suo forte spirito riusciva a vincere il dolore della carne martoriata. Salvava la vita ai propri compagni indicando se stesso come unico responsabile. Veniva fucilato alle Fosse Ardeatine, immolandosi gloriosamente per il trionfo della giustizia e della libertà. Roma, 24 marzo 1944.»
— 1944[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Sito web del Quirinale:dettaglio decorato, su quirinale.it. URL consultato il 30 ottobre 2013.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Leandra Bussi, "Armando Bussi", prefazione di Ernesto Bonaiuti, Roma, Tip. Ars nova, 1947.
  • A. Bussi, "Un ferroviere del primo Novecento", su "La Tecnica Professionale", mensile edito dal Collegio Ingegneri Ferroviari Italiani, n.3/marzo 2014.
  • A. Bussi, "Due vite, tante vite - Storie di ferrovia e di resistenza", Luigi Pellegrini Editore, Cosenza 2022

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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