Arco di Traiano (Ancona)

Arco di Traiano
CiviltàRomana
UtilizzoArco trionfale
EpocaII secolo d.C.
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
ComuneAncona
Amministrazione
VisitabileSi
Mappa di localizzazione
Map

L'arco di Traiano di Ancona è un arco trionfale attribuito ad Apollodoro di Damasco, fatto costruire nel II secolo d.C. dal Senato romano per esprimere la propria riconoscenza all'imperatore Traiano il quale aveva ampliato il porto di Ancona a proprie spese, rendendo più sicuro l'accesso d'Italia, come informa l'iscrizione posta sull'attico, ancora ben leggibile.[1][2]

Ha un singolo fornice affiancato da due coppie di colonne corinzie scanalate. Le sue caratteristiche più salienti sono le proporzioni, più slanciate rispetto ad altri archi romani, e lo stretto rapporto con il mare, sorgendo sul molo del porto di Ancona fatto costruire nel I secolo dall'imperatore Traiano. È uno dei simboli architettonici principali della città.

Storia e descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Veduta dell'Arco di Traiano dal fornice dell'Arco Clementino, con il Duomo sullo sfondo.
Arco di Traiano.

Origine[modifica | modifica wikitesto]

Venne eretto, in marmo proconnesio[3], dal Senato e dal popolo di Roma, probabilmente ad opera dell'architetto siriano Apollodoro di Damasco, per onorare l'imperatore che aveva donato ai naviganti un più sicuro accesso all'Italia, avendo fatto ampliare, a proprie spese, il porto della città. Questo è ciò che si legge, infatti, nella stessa iscrizione dell'arco[4].

Datazione[modifica | modifica wikitesto]

La scena 58 della Colonna Traiana, in cui è rappresentato l'arco di Ancona

La data di costruzione dell'opera ruota attorno al 100 d.C.[5], ma l'anno preciso è incerto: infatti si rivela un'incongruenza tra la data desumibile dalla lettura dell'iscrizione centrale dell'arco e la data desumibile dalle immagini della Colonna Traiana che rappresentano Ancona. L'iscrizione dell'arco indurrebbe a datare il completamento dell'arco al 117 d.C., dal momento che Traiano viene chiamato "per nove volte imperatore" e che egli salì al potere a seguito della morte dell'imperatore Nerva nel gennaio del 98. Nella Colonna Traiana a Roma, nella scena 58 si vede però l'arco di Ancona attorniato dalle navi in partenza per la seconda guerra dacica, avvenuta nel 105 d.C.[6]. Come può essere rappresentato un arco realizzato nel 117 d.C. in una scena avvenuta nel 105 d.C.? La spiegazione fornita dagli studi più recenti è questa: l'arco di Ancona fu realizzato intorno al 100 d.C. e portava nell'attico le statue di tre divinità, volte verso il mare; con questo aspetto fu rappresentato nella Colonna Traiana. Poi, nel 114 - 115, fu dedicato all'imperatore e vennero aggiunte sull'attico le statue di Traiano, sua moglie e sua sorella, volte verso la terraferma; in quest'occasione fu modificata o realizzata ex-novo l'iscrizione[5].

Aspetto originario[modifica | modifica wikitesto]

Tornando alla scena 58 della Colonna Traiana, si può notare come essa rappresenti Traiano mentre arringa i suoi uomini, in procinto di imbarcarsi dal porto di Ancona per la seconda vittoriosa campagna militare contro i Daci. Nella scena si vede l'arco di Ancona sormontato da tre statue di divinità che sono state identificate in Nettuno (al centro), Mercurio (a sinistra) e Portuno (a destra). La scelta delle tre divinità è evidentemente motivata dal loro legame con la navigazione: Nettuno in quanto dio del mare, Portuno, suo figlio, in quanto dio dei porti, Mercurio in quanto dio dei viaggiatori[7][8].

Secondo la lunga e costante tradizione, nel lato verso terra, sull'attico, erano poste altre tre statue in bronzo dorato: al centro la statua equestre di Traiano, alla sinistra quella di Plotina, sua moglie, e alla destra quella di Ulpia Marciana, sua sorella. La presenza di queste statue sull'attico è suffragata anche dall'esame dei fori sul ripiano superiore dell'arco. Le ipotesi più recenti confermano questa tradizione[9], ma la statua di Traiano non sarebbe stata equestre, ma stante.

Originariamente dunque l'arco aveva sull'attico sei statue in bronzo, forse dorato: tre statue di divinità, verso il mare, e le tre statue dell'imperatore, di sua moglie e di sua sorella, verso terra.

Inoltre era decorato con quattordici rostri, riferentesi come di consueto alla potenza navale romana: quattro su ogni prospetto principale e tre su ogni lato; di questi elementi sono ancora presenti gli attacchi sul marmo. Sulle chiavi di volta sono scolpiti, sui due lati, due busti raffiguranti le personificazioni della Tellus e dell'Oceanus, che testimoniano che l'arco, oltre a celebrare le opere di Traiano, ha anche il significato di punto di passaggio tra terra e mare, data la sua posizione sulle banchine del porto[10]. Mentre il busto dell'Oceanus è ancora ben conservato, quello della Tellus è assai eroso.

Al Museo archeologico nazionale delle Marche e al Museo della Civiltà Romana di Roma sono presenti modellini ricostruttivi dell'arco, che ne mostrano l'aspetto originario.

Iscrizioni[modifica | modifica wikitesto]

Le tre iscrizioni, che tuttora si leggono grazie alle tracce rimaste, erano realizzate con lettere in bronzo[4].

L'iscrizione centrale recita:

(LA)

«IMP(eratori) CAESARI DIVI NERVAE F(ilio) NERVAE

TRAIANO OPTIMO AVG(usto) GERMANIC(o)

DACICO PONT(ifici) MAX(imo) TR(ibunicia) POT(estate) XVIII, IMP(eratori) IX

CO(n)S(uli) VI P(atri) P(atriae) PROVIDENTISSIMO PRINCIPI

SENATVS P(opulus)Q(ue) R(omanus) QVOD ACCESSVM

ITALIAE HOC ETIAM ADDITO EX PECVNIA SVA

PORTV, TVTIOREM NAVIGANTIBVS REDDIDERIT»

(IT)

«All'imperatore Cesare figlio del divino Nerva, Nerva Traiano, ottimo, augusto, vincitore dei Germani, vincitore dei Daci, pontefice massimo, per diciotto volte con la tribunizia potestà, per nove volte imperatore, per sei volte console, padre della Patria, generosissimo principe, il Senato e il Popolo romano, perché restituì ai naviganti l'ingresso d'Italia più sicuro, avendo ampliato anche questo porto con il suo denaro.»

I fori che servivano da attacco dei rostri, a destra e a sinistra delle colonne. Oltre l'arco, il veliero Amerigo Vespucci.

L'iscrizione di destra è invece dedicata alla sorella di Traiano, Ulpia Marciana:

(LA)

«DIVAE

MARCIANAE

AVG(ustae)

SORORI AVG(usti)»

(IT)

«Alla divina Marciana augusta, sorella dell'augusto»

L'iscrizione di sinistra è infine dedicata alla moglie di Traiano, Plotina:

(LA)

«PLOTINAE

AVG(ustae)

CONIVGI AVG(usti)»

(IT)

«A Plotina augusta, coniuge dell'augusto»

Fondazioni[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1936 l'archeologo E.Galli effettuò uno scavo sotto l'arco e nella zona circostante, appurando l'esistenza di una basamento ottagonale di sette filari di blocchi squadrati di calcare del Monte Conero, legati tra loro da pozzolana, utile anche a rendere più regolare il piano di posa dei filari. Sotto al basamento, durante lo scavo, si è scoperta l'esistenza di scogli naturali, livellati sempre utilizzando la pozzolana. La profondità dal piano di calpestio è di circa 1,50 metri.

In tutto il molo circostante, sia verso la terraferma, sia verso la Porta Clementina, si sono trovate simili strutture, prova della costruzione traianea del molo[11].

Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

Nel corso dell'incursione dell'839, i Saraceni si impadronirono di tutti i manufatti in bronzo presenti nell'arco: le lettere delle iscrizioni, le statue, i rostri.

Dalla parte del Cantiere navale sorse, nel 950 circa, l'alta torre di Gamba; anche le mura urbiche medievali vennero costruite appoggiandosi all'arco. La torre fu demolita attorno al 1532 e il suo materiale fu utilizzato nella costruzione della Cittadella. Le mura invece rimasero appoggiate all'arco sino all'Ottocento.

Ritratto di Ciriaco d'Ancona, la cui ricerca archeologica ebbe inizio proprio dallo studio dell'Arco di Traiano

Umanesimo[modifica | modifica wikitesto]

L'Arco di Traiano ha una sua importanza nell'Umanesimo, in quanto è legato alla nascita della vocazione archeologica di Ciriaco Pizzecolli, considerato il fondatore in senso generale dell'archeologia[12], mentre Winckelmann è considerato il fondatore dell'archeologia moderna.

L'iscrizione dell'Arco di Traiano di Ancona fu in effetti la prima di una lunga serie che Ciriaco riportò nei suoi libri, diffondendone la conoscenza per tutta l'Europa. Ciò avvenne nel 1421, quando, per lavori di restauro, vennero montate delle impalcature attorno all'arco di Traiano[13]. Per Ciriaco, che aveva allora trent'anni, si presentò pertanto una straordinaria occasione per osservare i marmi dell'arco da vicino. Le proporzioni perfette, le iscrizioni, costituirono un'attrattiva irresistibile, e forse, alla base di tutti i suoi viaggi, vi era il desiderio di riprovare l'emozione vissuta da ragazzo nell'osservare il principale monumento antico della sua città[14].

Periodo contemporaneo[modifica | modifica wikitesto]

La Barriera Gregoriana[modifica | modifica wikitesto]

Tra il Rinascimento e l'Ottocento, l'arco e la zona circostante non subirono cambiamenti degni di rilievo.

Nel 1847, l’ingegnere Michele Bevilacqua sistemò tutta la zona circostante all'arco, ancora caratterizzata dalle mura urbiche medievali e rinascimentali, all'interno delle quali si estendeva piazza San Primiano. Per dotare la città di un ingresso monumentale al porto e per rendere visibile l'arco anche dalla piazza e quindi dalla città, l'ingegnere demolì un tratto di mura e realizzò al suo posto la "Barriera Gregoriana", dal nome del papa allora regnante, Gregorio XVI.

In quest'opera Bevilacqua adottò lo stile neoclassico; la barriera era una cancellata monumentale imperniata su quattro colonne, affiancata da due piccoli templi classici, tutto in stile dorico; essa fungeva da filtro ottico tra l’area portuale e l'area prettamente urbana.

Nel 1859 fu completata la sistemazione dell'area: fu demolito il tratto di mura medievali che si attaccava direttamente all'arco, ricostruito qualche metro più a nord; fu costruita anche la scalinata di accesso e, nei decenni successivi, fu installata una cancellata che proteggeva tutto il monumento.

Tra le due guerre[modifica | modifica wikitesto]

Progetto dell'arch. Eusebio Petetti per la sistemazione della zona traianea, risalente al 1936.

Durante la prima guerra mondiale le necessità belliche causarono nella zona un degrado crescente, segnato dalla costruzione, nei primi anni di guerra, di una grande caserma a ridosso dell'arco romano. Negli anni Venti il degrado era talmente grave che piazza S. Primiano era attraversata dai binari a servizio delle banchine portuali e un muro la tagliava diagonalmente.

In quegli anni si sviluppò un vivace dibattito riguardante la sistemazione di questa zona, detta da allora "zona traianea", così importante per la storia della città. L'associazione "Accolta dei Trenta - Brigata Amici dell'Arte", circolo culturale dell'epoca, per mano dell'architetto Eusebio Petetti, presentò allora un progetto in cui si armonizzava la presenza della Barriera Gregoriana ottocentesca, della seicentesca chiesa di S. Primiano, dei binari e dello stesso Arco di Traiano. La Soprintendenza aveva dapprima approvato la proposta, ma poi ritirò il suo assenso e appoggiò un altro progetto elaborato dal Comune, che non teneva in considerazione la monumentalità dell'area e portò non solo alla demolizione della Barriera Gregoriana, ma anche alla costruzione di un edificio militare all'interno della piazza[15][16].

La campagna di sensibilizzazione della "Accolta dei Trenta - Brigata Amici dell'Arte", sempre su progetto dell'architetto Eusebio Petetti, riuscì però almeno a far demolire la caserma costruita a ridosso dell'arco e a sistemare a verde l'area a destra della scalinata[16].

I bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale risparmiarono l'arco, ma distrussero il tessuto edilizio attorno ad esso, e specialmente la piazza San Primiano, cui il monumento romano faceva da sfondo; si salvò però l'area verde.

Dal dopoguerra fino ai giorni recenti, nel corso di lavori di interramento per l'ampliamento delle banchine portuali e dei cantieri navali, l'Arco venne sempre più allontanato dal mare, alterando un rapporto fondamentale per la lettura del monumento: quello con l'acqua.

XXI secolo[modifica | modifica wikitesto]

Nonostante l'alterato rapporto con il mare, l'opera mantiene ancora oggi lo slancio e l'eleganza di un tempo e nel 2000 è stata restaurata e resa pienamente fruibile con l'eliminazione della cancellata ottocentesca; l'arco fu illuminato in modo da esaltarne il profilo e valorizzarne la particolare posizione rispetto al nucleo storico della città e al colle Guasco ove si erge il Duomo di Ancona. Ancora oggi, come nell'antichità, questo arco aperto verso il mare simboleggia l'antico ruolo della città come porta d'Oriente[17].

A questo arco onorario, uno dei meglio conservati della sua epoca, lo studioso Palermo Giangiacomi riferì ciò che Plutarco scriveva del Partenone, e cioè che il tempo non lo ha toccato, ma un'aura di freschezza alita ancora intorno ad esso, come se in lui fosse stata infusa una vita eternamente fiorente, e un'anima che giammai s'invecchia[18].

L'arco nella pittura[modifica | modifica wikitesto]

L'Arco di Traiano nel Rinascimento, in un dipinto del Domenichino

L'Arco di Traiano di Ancona è stato spesso rappresentato in stampe e dipinti. Si fornisce un elenco dei più importanti, in ordine cronologico:

Gli eventi bellici ottocenteschi[modifica | modifica wikitesto]

Nella sua lunga storia l'Arco di Traiano è stato coinvolto in molti eventi bellici, dei quali in parte porta ancora i segni. Sopra l’arco, lato lanterna rossa, a sinistra del busto in pietra è ben visibile una lesione circolare attribuibile ad una cannonata a palla presumibilmente del 1860 o 1849. Altre due, una a sinistra dell’arco ed un'altra a destra dello stesso (non inquadrata), oltre ad altre lesioni minori, forse dovute a piccole schegge di altri eventi bellici, sono distribuite lungo la struttura[24].

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Arco di Traiano - monumenti di ancona | Porto Antico Ancona, su portoanticoancona.it. URL consultato il 2 novembre 2021.
  2. ^ Super User, L'Arco di Traiano il segno della città di Ancona | Riviera del Conero, su www.rivieradelconero.info. URL consultato il 2 novembre 2021.
  3. ^ Sino al restauro del 2000, si riteneva che il marmo fosse quello imezio. Vedi: Pasquino Pallecchi, Conoscenza e conservazione: il restauro dell'Arco di Traiano di Ancona, in "Dalla Valdelsa al Conero. Ricerche di archeologia e topografia storica in ricordo di Giuliano de Marinis. Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana". Supplemento 2 al n. 11/2015, All’Insegna del Giglio, 2016 (pagine 137-143).
  4. ^ a b Per l'iscrizione si veda il seguente testo di Luigi Canina: L'Architettura antica descritta e dimostrata coi monumenti
  5. ^ a b Fabio Mariano, Architettura nelle Marche, Nardini, 1995 (pagina 52). ISBN 9788840411187
  6. ^ CIL XIV, 4543
  7. ^ Per la rappresentazione dell'Arco di Traiano di Ancona nella Colonna Traiana si vedano:
    • Fiorella Festa Farina, Tra Damasco e Roma. L'architettura di Apollodoro nella cultura classica - L'Erma di Bretschneider, Roma 2001;
    • Salvatore Settis, La Colonna Traiana, Torino 1988, pag 397, tavola 139;
    • Mario Luni - L'Arco di Traiano e la riscoperta nel Rinascimento, in Studi Miscellanei II vol. a cura del dipartimento di Scienze Storiche ed Archeologiche dell'Università di Roma "La Sapienza" - edit. L'Erma di Bretschneider - 1996 - ISBN 887062-917-1
    • racconto delle guerre daciche fatto da Italo Calvino Archiviato il 30 maggio 2016 in Internet Archive. in base ai rilievi della colonna
  8. ^ La presenza delle tre statue di divinità è comprovata anche da una serie di fori di fissaggio sul lato settentrionale dell'attico. Si veda: Fabio Mariano, Architettura nelle Marche, Nardini, 1995 (pagina 52). ISBN 9788840411187
  9. ^ Per la conferma della presenza delle statue e per l'ipotesi della statua non equestre di Traiano, si veda: Mario Luni - L'Arco di Traiano e la riscoperta nel Rinascimento, in Studi Miscellanei II vol. a cura del dipartimento di Scienze Storiche ed Archeologiche dell'Università di Roma "La Sapienza" - edit. L'Erma di Bretschneider - 1996 - ISBN 887062-917-1
  10. ^ Sandro De Maria, Gli archi onorari di Roma e dell'Italia romana, "L'Erma" di Bretschneider, 1988 (pagina 133) ISBN 9788870626421.
  11. ^ Per tutto il capitolo: I Greci in Adriatico, a cura di Lorenzo Braccesi e Mario Luni, (pagina 27). Consultabile su Google Libri a questa pagina
  12. ^
    • Edward W. Bodnar e Clive Foss (a cura di), Cyriac of Ancona: Later travels, Cambridge (Massachusetts), Harvard University Press, 2003, ISBN 0-674-00758-1. Bodnar chiama Ciriaco: «the founding father of modern classical archeology» ("il padre fondatore della moderna archeologia classica");
    • R. Bianchi Bandinelli, M. Pallottino, E. Coche de la Ferté - Treccani, alla voce archeologia, in Enciclopedia dell'arte antica, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
      «Quindi, se Ciriaco de' Pizzicolli (v. Ciriaco D'Ancona), che viaggiò in Grecia fra il 1412 e il 1448 ricercando e annotando opere d'arte e iscrizioni, può dirsi, in certo modo, il fondatore dell'archeologia in senso generale, l'archeologia nel suo carattere storico-artistico, come viene intesa oggi, può ben dirsi datare dalla pubblicazione della Storia delle arti del disegno presso gli antichi di J. J. Winckelmann, avvenuta nel 1764»
    • Valentino Nizzo, Prima della Scuola di Atene: alle origini dell'“archeologia” italiana in Grecia; supplemento al nº 4 (aprile 2010) di Forma urbis, Editorial Service System. Consultabile in questo sito.
  13. ^ Il restauro dell'arco era stato deciso dal legato pontificio Gabriele Condulmer (il futuro Papa Eugenio IV), al quale, fra il 1441 e il 1442, Ciriaco avrebbe indirizzato l'Itinerarium. Vedi V. Nizzo, opera citata.
  14. ^ Valentino Nizzo, Prima della Scuola di Atene: alle origini dell'“archeologia” italiana in Grecia; supplemento al nº 4 (aprile 2010) di Forma urbis, Editorial Service System. Consultabile in questo sito.
  15. ^ Rosario Pavia, Ercole Sori, Le città nella Storia d'Italia, volume Ancona, Laterza, 1990
  16. ^ a b Donatella Biagi Maino, Matteo Cassani Simonetti e Alessandra Maltoni, (a cura di), Architettura tra le due guerre. La Casa del Mutilato di Ancona, edizioni Edifir. ISBN 978-88-7970-977-4
  17. ^ Stefano Ardito, 101 luoghi archeologici d'Italia dove andare almeno una volta nella vita, Newton Compton Editori, 2013, consultabile su Google Libri al capitolo 45+. ISBN 9788854156869
  18. ^ Il confronto tra ciò che Plutarco disse del Partenone e l'arco di Traiano è di Palermo Giangiacomi ed è riportato nella collana "Le Cento Città d'Italia illustrate" (volume "Ancona, la città dorica").
  19. ^ Roberto Villavecchia, Rome and its environs, editore McGraw-Hill, 1964 (pag. 402); AA.VV., Roma, Touring Editore, Milano 2008. ISBN 978-88-365-4134-8
  20. ^ Carlo Ridolfi, Giuseppe Vedova, Le maraviglie dell'arte: ovvero Le vite degli illustri pittori veneti e dello stato, Volume 2, Cartallier, 1837
  21. ^ AA. VV. Venezia, Touring club italiano Touring Editore, 1985 pag. 273
  22. ^ La stampa fa parte di Alcune Vedute di Archi Trionfali ed altri monumenti innalzati da Romani parte de quali se veggono in Roma e parte per l'Italia, pubblicato per la prima volta nel 1748
  23. ^ Paolo Bembo Jacob Philipp Hackert pittore di marina, riportato alla pagina http://www.larassegnadischia.it/Letteratura/libripdf/hackert.pdf
  24. ^ Altre lesioni belliche ottocentesche si possono osservare ad Ancona in:

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Sandro Stucchi, Contributo alla conoscenza della topografia, dell'arte e della storia nella Colonna Traiana, in "Atti dell'Accademia Lett. Art Udine", VII, 1, 1957-1960 (pag. 88-93)
  • Augusto Campana, Giannozzo Manetti, Ciriaco e l'Arco di Traiano ad Ancona, Editrice Antenore, 1959
  • Sandro Stucchi, Il coronamento dell'Arco di Traiano nel porto di Ancona, in "Rend. Acc. Pontan. Napoli", XXXII, 1957 (pagine 63-65)
  • Sandro Stucchi, Intorno al viaggio di Traiano del 105 a.C., in Röm. Mitt., LXXII, 1965 (pagine 142-148)
  • G. A. Mansuelli, Due monumenti romani delle Marche: l'Arco di Augusto di Fano e l'Arco di Traiano di Ancona, in "Atti IX congresso st. architettura Marche", Roma 1965
  • Sandro De Maria, Gli archi onorari di Roma e dell'Italia romana, L'Erma di Bretschneider, 1988 (pagina 133) ISBN 9788870626421.
  • Mario Luni, L'Arco di Traiano in Ancona e la riscoperta del Rinascimento, in Scritti di antichità in memoria di Sandro Stucchi: La Tripolitania, l'Italia et l'Occidente, L'Erma di Bretschneider, 1992 (ISBN 9788870629170)
  • AA. VV. L'Arco di Traiano ad Ancona: l'intervento conservativo: analisi preliminare e progetto di restauro, Soprintendenza Archeologica per le Marche, 1999.
  • Pasquino Pallecchi, Conoscenza e conservazione: il restauro dell'Arco di Traiano di Ancona, in "Dalla Valdelsa al Conero. Ricerche di archeologia e topografia storica in ricordo di Giuliano de Marinis. Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana". Supplemento 2 al n. 11/2015, All’Insegna del Giglio, 2016 (pagine 137-143). Consultabile su Google Libri: Il restauro dell'Arco di Traiano

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Dal sito del comune, su comune.ancona.it. URL consultato il 13 aprile 2013 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2013).
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