Antonio Fatati

Antonio Fatati
vescovo della Chiesa cattolica
 
Incarichi ricoperti
 
Nominato vescovo6 novembre 1450 da papa Niccolò V
Deceduto9 gennaio 1484 ad Ancona
 
Beato Antonio Fatati

Vescovo

 
Nascita?
MorteAncona, 9 gennaio 1484
Venerato daChiesa cattolica
BeatificazioneCulto riconosciuto dalla Santa Sede il 9 maggio 1795
Ricorrenza9 gennaio

Antonio Fatati (... – Ancona, 9 gennaio 1484) è stato un vescovo cattolico italiano. Il culto localmente prestatogli sin dalla morte fu riconosciuto dalla Santa Sede nel 1795.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Di nobile famiglia, studiò a Bologna e fu nominato canonico (1431) e arciprete (1444) della cattedrale di Ancona e abate commendatario di San Pietro al Conero (1440).[1]

Sotto il pontificato di Niccolò V fu canonico e vicario del capitolo vaticano di San Pietro (1447), cappellano maggiore e chierico della Camera apostolica (1449). Fu tesoriere generale della Marca dal 1450 e dal 1454 governatore e vicario generale di quella provincia.[1]

Fu eletto vescovo di Teramo il 6 novembre 1450.[2] Nonostante la carica di governatore lo tenesse lontano dalla sua sede, riuscì a riformare il capitolo cattedrale riducendo i canonicati e ridimensionando le prebende (1451).

Nel 1456 Alfonso d'Aragona, re di Napoli, lo scelse come consigliere.[3]

Accompagnò papa Pio II al congresso di Mantova del 1459 e nel 1460 fu nominato suffraganeo e vicario di Siena per assistere l'ancor troppo giovane vescovo Francesco Piccolomini, nipote del pontefice.[3]

Il 3 novembre 1463 fu trasferito alla sede vescovile di Ancona:[4] ospitò nell'episcopio papa Pio II, che vi morì attendendo l'arrivo della flotta veneta per la crociata contro i turchi.[3]

Ricoprì cariche amministrative anche sotto i pontificati di Paolo II e Sisto IV (tesoriere di Bologna).[3]

Morì nel 1484 e fu sepolto nella cripta in cattedrale.

Il culto[modifica | modifica wikitesto]

Il suo corpo fu esumato nel 1529 e trovato quasi incorrotto, fu deposto nell'altare delle reliquie in cattedrale: pare che in occasione di questo episodio cessasse immediatamente la peste che affliggeva la città. Dopo il 1795 fu tumulato nella cripta dei santi protettori in un sarcofago eretto a spese della famiglia.[3]

Con decreto del 9 maggio 1795, la sacra congregazione romana dei riti concesse alle diocesi di Ancona e Siena e al capitolo vaticano la recita dell'ufficio e la celebrazione della messa in onore del beato.

Il suo elogio si legge nel martirologio romano al 9 gennaio.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Mario Natalucci, BSS, vol. IV (1964), col. 473.
  2. ^ Hierarchia Catholica, vol. II (1914), p. 90.
  3. ^ a b c d e Mario Natalucci, BSS, vol. IV (1964), col. 474.
  4. ^ Hierarchia Catholica, vol. II (1914), p. 87.
  5. ^ Martirologio romano (2004), p. 120.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Il martirologio romano. Riformato a norma dei decreti del Concilio ecumenico Vaticano II e promulgato da papa Giovanni Paolo II, LEV, Città del Vaticano 2004.
  • Filippo Caraffa e Giuseppe Morelli (curr.), Bibliotheca Sanctorum (BSS), 12 voll., Istituto Giovanni XXIII nella Pontificia Università Lateranense, Roma 1961-1969.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Vescovo di Teramo Successore
Francesco Monaldeschi 1450 - 1463 Giovanni Antonio Campano
Predecessore Vescovo di Ancona Successore
Agapito Rustici-Cenci 1463 - 1484 Benincasa de' Benincasa
Controllo di autoritàVIAF (EN89616546 · ISNI (EN0000 0000 6217 8462 · BAV 495/152261 · CERL cnp02126745 · GND (DE1073991938 · WorldCat Identities (ENviaf-89616546