Angelo Damiano

Angelo Damiano
Nazionalità Bandiera dell'Italia Italia
Altezza 172 cm
Peso 73 kg
Ciclismo
Specialità Strada, pista
Termine carriera 1972
Carriera
Squadre di club
1965-1966Termozeta
1967-1968Ignis
1969-1969Scic
1970-1971Ferretti
1972Conterosso Padova
Nazionale
1964Bandiera dell'Italia Italia (S)
1970Bandiera dell'Italia Italia (P)
Palmarès
 Giochi olimpici
Oro Tokyo 1964 Tandem
 Mondiali su pista
Bronzo Amsterdam 1967 Velocità
Statistiche aggiornate al gennaio 2012

Angelo Damiano (Barra, 30 settembre 1938) è un ex ciclista su strada e pistard italiano. Professionista dal 1965 al 1972, fu campione olimpico nel tandem ai Giochi olimpici di Tokyo 1964 in coppia con Sergio Bianchetto[1].

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Angelo Damiano (a destra) e Sergio Bianchetto sono medaglia d'oro nel tandem ai Giochi olimpici di Tokyo

Dilettante[modifica | modifica wikitesto]

Ai campionati italiani di ciclismo su pista del 1963 Angelo Damiano è medaglia d'argento nella velocità dietro a Sergio Bianchetto con il quale, però, vince la medaglia d'oro nella specialità del tandem[2]. L'anno successivo, nel tandem, i due si debbono arrendere in finale al duo Pettenella-Turrini[3].

Il Commissario tecnico Guido Costa, tuttavia, ritiene di comporre la squadra italiana di ciclismo su pista ai Giochi olimpici di Tokyo schierando Pettenella nella velocità individuale e nel chilometro da fermo e dando fiducia al tandem Bianchetto-Damiano in rappresentanza della squadra azzurra.

La scelta si rivela felicissima perché Bianchetto e Damiano vincono la medaglia d'oro olimpica e Pettenella compie il capolavoro della sua carriera, vincendo sia la medaglia d'oro nella velocità e sia la medaglia d'argento nel chilometro da fermo[4].

Dopo la vittoria olimpica di Tokyo 1964, Damiano passa al professionismo.

Professionista[modifica | modifica wikitesto]

Nella categoria dei professionisti Damiano ha occupato un ruolo di immediato rincalzo, rispetto ai più forti pistard italiani e stranieri, dedicandosi alla velocità senza mai rifulgere particolarmente.

Ai campionati italiani del 1966 vince la medaglia di bronzo dietro a Bianchetto e a Beghetto. È terzo ai campionati mondiali di Amsterdam del 1967 per rinuncia di Antonio Maspes a gareggiare nella finale minore[5]. Nel 1968, insieme a Sante Gaiardoni, è espulso da Costa dal raduno di preparazione ai mondiali per scarso rendimento[6]. Convocato nel 1969, si ferma ai quarti di finale, battuto in tre prove dal belga Robert Van Lancker[7], che poi conquisterà la medaglia d'argento.

Damiano vince però la medaglia d'argento ai campionati italiani del 1969, dietro a Beghetto e quella di bronzo nel 1970, dietro a Turrini e a Gaiardoni. Nel 1970, ai Campionati del mondo di Leicester, perde la finale per il terzo posto dall'olandese Leijn Loevesijn e si deve accontentare della quarta posizione. Ha disputato anche alcune corse su strada.

Si è ritirato nel 1972.

Palmarès[modifica | modifica wikitesto]

Giochi della XVIII Olimpiade, Tandem (Tokyo)

Piazzamenti[modifica | modifica wikitesto]

Competizioni mondiali[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Collare d'oro al merito sportivo - nastrino per uniforme ordinaria
— 15 dicembre 2015[8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Italy Cycling at the 1964 Tokyo Summer Games, su sports-reference.com. URL consultato il 27 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 28 luglio 2009).
  2. ^ Assegnati 5 titoli nazionali su pista, L'Unità, 8 luglio 1963
  3. ^ ma, nella velocità, Damiano compie l'exploit di vincere la medaglia d'oro Il brutto epilogo dei campionati, in La Stampa, 8 agosto 1964. URL consultato il 22 luglio 2020.
  4. ^ Nino Oppio, Trionfano i velocisti, Corriere d'Informazione, 19-20 ottobre 1964, p. 14
  5. ^ Fulvio Astori, Maspes, mi è mancato lo sprint di un tempo, Corriere della Sera, 30 agosto 1967, p. 14
  6. ^ Gaiardoni e Damiano espulsi dal raduno dei pistards a Roma, Corriere della Sera, 11 agosto 1968, p. 14
  7. ^ Ciro Verratti, Beghetto e Gaiardoni semifinalisti, Corriere della Sera, 7 agosto 1969, p. 14
  8. ^ Collari d'oro 2015, su coni.it. URL consultato il 27 dicembre 2018.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]