Andrea Torre

Andrea Torre

Ministro della pubblica istruzione del Regno d'Italia
Durata mandato22 maggio 1920 –
16 giugno 1920
PresidenteFrancesco Saverio Nitti
PredecessoreGiulio Alessio
SuccessoreBenedetto Croce
Sito istituzionale

Senatore del Regno d'Italia
Durata mandato24 gennaio 1929 –
27 marzo 1940
Incarichi parlamentari
  • membro della commissione per l'esame dei disegni di legge per la conversione dei decreti-legge (8 marzo 1930 - 24 marzo 1931. Dimissionario)
  • membro della commissione di finanze (18 marzo 1931 - 19 gennaio 1934, 16 dicembre 1938 - 2 marzo 1939, 17 aprile 1939 - 27 marzo 1940)
  • membro della commissione per l'esame del disegno di legge "Riforma del Consiglio nazionale delle corporazioni" (15 dicembre 1938)
Sito istituzionale

Dati generali
Titolo di studioLaurea in giurisprudenza
ProfessioneGiornalista

Andrea Torre (Torchiara, 5 aprile 1866Roma, 27 marzo 1940) è stato un giornalista e politico italiano, fu senatore del regno e Ministro della pubblica istruzione del Regno d'Italia nei governi Nitti I (14 marzo-22 maggio 1920) e Nitti II.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di Domenico Torre e Barbara Pavone, nonché nipote di Carlo Pavone, Andrea Torre svolse una rapida carriera nel settore del giornalismo: all'età di 28 anni, nel 1894 fu nominato direttore della Riforma, giornale di Francesco Crispi. Dal 1901 al 1906 fu redattore politico del Giornale d'Italia. Successivamente, dal 1906 al 1916, fu capo dell'ufficio di corrispondenza di Roma del Corriere della Sera. Nel 1917 passò al Messaggero dove fu autorevole opinionista. Agli inizi del 1922 fondò, con Giovanni Amendola e Giovanni Ciraolo il quotidiano Il Mondo, di cui fu il primo direttore. Nel novembre 1926 Torre fu chiamato alla direzione del quotidiano torinese La Stampa, carica che mantenne fino al febbraio 1929.

Fu eletto, nel 1916, presidente della Federazione italiana della stampa (il sindacato unitario dei giornalisti), carica in cui fu riconfermato nel 1917, 1918, 1919 e 1920.

Massone[1], ereditò il motto “definirsi o sparire” dal suo maestro spirituale e confratello, il filosofo Giovanni Bovio.[2]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Luca Irwin Fragale, La Massoneria nel Parlamento. Primo novecento e Fascismo, Morlacchi Editore, 2021, p. 222.
  2. ^ Clodomiro Tarsia, "L'aniversario". il valore di un uomo diemnticato, su lacittadisalerno.it, 11 agosto 2019. URL consultato il 21 maggio 2020 (archiviato il 21 maggio 2020).

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Ministro della pubblica istruzione del Regno d'Italia Successore
Giulio Alessio 22 maggio 1920 - 16 giugno 1920
governo Nitti II
Benedetto Croce
Predecessore Direttore del quotidiano Il Mondo Successore
/// 26 gennaio - 21 agosto 1922 Alberto Cianca
Predecessore Direttore della Stampa Successore
Luigi Michelotti e Gino Pestelli dal 30 novembre 1926 all'11 febbraio 1929 Curzio Malaparte
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