Alfred Ittner

Alfred Ittner
NascitaKulmbach, 13 gennaio 1907
MorteKulmbach, 3 novembre 1976
Etniatedesco
Dati militari
Paese servitoBandiera della Germania Germania nazista
Forza armata Schutzstaffel
UnitàSS-Totenkopfverbände
Anni di servizio1931 - 1945
GradoSS-Oberscharführer
GuerreSeconda guerra mondiale
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Alfred Ittner (Kulmbach, 13 gennaio 1907Kulmbach, 3 novembre 1976) è stato un militare tedesco, che partecipò all'Aktion T4 (programma nazista di eutanasia) e all'Aktion Reinhardt, nome in codice dato al progetto di sterminio degli ebrei in Polonia.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Ittner aderì al Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori nel febbraio 1927, con la tessera n° 30.805, mentre nel 1931 si unì alle Sturmabteilung (SA).[1] Dal 1934 al 1939 lavorò nello staff dei Gauleiter di Amburgo e Berlino, mentre successivamente partecipò al programma di eutanasia denominato Aktion T4, lavorando come contabile nella sede di Berlino fino al 1942.[1]

Nell'aprile 1942 Ittner divenne un membro delle SS e, nell'ambito dell'Operazione Reinhard, fu mandato ad operare presso il campo di sterminio di Sobibór.[1] Secondo la testimonianza del suo collega Kurt Bolender, Ittner prestò servizio in qualità di contabile del campo e tra i suoi compiti vi era quello di sequestrare denaro e oggetti di valore agli ebrei mandati alle camere a gas.[2] Herbert Floss gli sarebbe poi succeduto in questo ruolo.[3]

Incaricato di supervisionare il campo III, dove venivano perpetrate le azioni più criminose, Ittner trovò quel ruolo straziante e, su sua stessa richiesta, nel 1944 tornò ad operare nell'ambito dell'Aktion T4, considerato più tranquillo.[4] In questo frangente lavorò con Franz Stangl, ma tra i due non scorreva buon sangue perché, come dichiarò lo stesso Ittner, quest'ultimo si era rifiutato di aiutarlo ad appropriarsi indebitamente di fondi destinati al Reich.[5]

Poco tempo dopo Ittner fu arruolato nell'esercito e mandato a combattere sul fronte orientale, dove fu fatto prigioniero dai sovietici.[6] Rilasciato nel 1948, Ittner scomparve fino al 1964, quando fu arrestato nella sua città nativa, Kulmbach, mentre lavorava come manovale.[6] Processato ad Hagen nel 1965 per il suo ruolo nei crimini perpetrati a Sobibór, Ittner fu condannato ad una pena relativamente indulgente di quattro anni di reclusione, ampiamente contestata dalla controparte.[7]

Riguardo a Sobibór, Ittner ebbe a dire:

(EN)

«The camp was a large and self-contained organization which had as its mission to kill as many Jews as quickly as possible.... The mass murder of the Jews was not carried out by one single individual, but by a multitude of SS people. Each one was a small cog in the wheel driving an extermination machine that could work only as long as all of them did. That is why, in my opinion, all the camp guards at Sobibór, regardless of their actual job, carried out the killings of the Jews. I would like to emphasize particularly that on arrival of a transport all other work was abandoned, and the camp staff all took part in the actual extermination process.[8]»

(IT)

«Il campo era un'organizzazione grande e autonoma che aveva come missione quella di uccidere il maggior numero di ebrei il più rapidamente possibile... Lo sterminio di massa degli ebrei non fu perpetrato da un solo individuo, ma da una moltitudine di membri delle SS. Ciascuno di loro era un piccolo ingranaggio in una grande macchina di sterminio che poteva funzionare solo se tutti loro funzionavano. Ecco perché, a mio parere, tutte le guardie del campo di Sobibór, indipendentemente dal loro effettivo lavoro, perpetrarono l'uccisione degli ebrei. Vorrei sottolineare in particolare che all'arrivo di un trasporto tutti gli altri lavori venivano abbandonati e tutto il personale del campo prendeva parte all'effettivo processo di sterminio.»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Michael Bryant, Eyewitness to Genocide: The Operation Reinhard Death Camp Trials, 1955-1966, Univ. of Tennessee Press, 2014, p. 152
  2. ^ David Cymet, History vs. Apologetics: The Holocaust, the Third Reich, and the Catholic Church, Lexington Books, 2012, p. 284
  3. ^ Jules Schelvis, Sobibor: A History of a Nazi Death Camp, Bloomsbury, 2014, p. 71
  4. ^ Schelvis, Sobibor, p. 246
  5. ^ Henry Friedlander, The Origins of Nazi Genocide: From Euthanasia to the Final Solution, Univ of North Carolina Press, 1997, p. 244
  6. ^ a b Bryant, Eyewitness to Genocide, p. 153
  7. ^ Philip Bialowitz, Joseph Bialowitz, A Promise at Sobibór: A Jewish Boy’s Story of Revolt and Survival in Nazi-Occupied Poland, Univ of Wisconsin Press, 2010, p. 173
  8. ^ Schelvis, Sobibor, pp. 244-245