Agostino Bertani (cacciatorpediniere)

Agostino Bertani
poi Enrico Cosenz
Descrizione generale
Tipocacciatorpediniere (1919-1929)
torpediniera (1929-1943)
ClasseLa Masa
In servizio con Regia Marina
IdentificazioneBR (1919-1921)
CS (1921-1943)
CostruttoriOdero
CantiereSestri Ponente
Impostazione23 dicembre 1917
Varo6 giugno 1919
Entrata in servizio13 giugno 1919
IntitolazioneAgostino Bertani, patriota italiano (1919-1921)
Enrico Cosenz, militare italiano (1921-1943)
Destino finaleautoaffondato il 27 settembre 1943 dopo essere stato danneggiato da aerei
Caratteristiche generali
Dislocamentonormale 840 t
a pieno carico 875 t
Lunghezza73,5 m
Larghezza7,3 m
Pescaggiom
Propulsione4 caldaie
2 turbine a vapore
potenza 16.000 HP
2 eliche
Velocità30 nodi (55,56 km/h)
Autonomia2230 miglia a 13 nodi
Equipaggio99 tra ufficiali, sottufficiali e marinai
Armamento
Artiglieriaalla costruzione:
Siluri4 tubi lanciasiluri da 450 mm
Note
dati riferiti all’entrata in servizio
dati presi da Warships 1900-1950. e Marina Militare.
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L’Agostino Bertani (successivamente rinominato Enrico Cosenz) è stato un cacciatorpediniere della Regia Marina.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Impostato durante la prima guerra mondiale, nel 1917, entrò in servizio solo nel 1919, a conflitto ormai concluso[1].

Nella notte tra il 7 e l'8 ottobre 1919 il Bertani si trovava ormeggiato al «Molo Sanità» di Trieste quando, in seguito a disordini a bordo della nave, fu “catturato” da ufficiali schieratisi a fianco del poeta Gabriele D'Annunzio nell'occupazione di Fiume (chiamati «uscocchi»[2]), e condotto in tale città[3][4]. A metà gennaio 1921, conclusasi la vicenda dell'impresa di Fiume, il Bertani rientrò a Pola, dove fu radiato e poi reiscritto nei ruoli della Regia Marina con il nuovo nominativo di Enrico Cosenz[3][4].

Il 19 febbraio 1926 il Cosenz fu speronato da un altro cacciatorpediniere, il Fratelli Cairoli[4]: si trattò della prima di ben quattro collisioni di cui l'unità fu protagonista nel corso della sua vita operativa.

Nel 1929 la nave fu declassata a torpediniera[1].

Il 10 giugno 1940 la Cosenz faceva parte della VII Squadriglia Cacciatorpediniere di base a Brindisi, che formava insieme alle gemelle Medici, Bassini e Fabrizi.

Durante il secondo conflitto mondiale la nave fu adibita a compiti di scorta dapprima sulle rotte nordafricane e successivamente in Mar Tirreno[4].

A fine settembre 1940 la Cosenz stava scortando un piroscafo di circa 700 tsl nel bacino orientale del Mediterraneo, quando il trasporto fu silurato da un sommergibile: la Cosenz reagì con un lancio di bombe di profondità che sembrò aver avuto successo, in quanto il sommergibile fu visto affiorare abbattuto su un fianco ed affondare (così si ritenne a bordo della nave italiana), tanto che il fatto fu segnalato nel bollettino ufficiale[5] e riportato anche dalla Domenica del Corriere[6]; tuttavia non esistono conferme da parte britannica circa questo presunto affondamento.

Tra l'11 ed il 12 ottobre 1940 scortò da Tripoli a Napoli la motonave Col di Lana[7].

Dopo il 1940 l'unità fu sottoposta a lavori di modifica che videro la rimozione di due cannoni da 102 mm, la sostituzione dei pezzi da 76 mm con 6 mitragliere da 20 mm e l'eliminazione di due tubi lanciasiluri da 450 mm[1].

Il 9 aprile 1941 salpò da Napoli per scortare a Tripoli, insieme al cacciatorpediniere Dardo ed alle torpediniere Clio e Papa, le motonavi Andrea Gritti, Sebastiano Venier, Rialto, Birmania e Barbarigo; il convoglio giunse a Tripoli senza problemi il giorno 11[8].

Alle 5.30 del 21 novembre dello stesso anno salpò da Napoli per scortare in Libia insieme al cacciatorpediniere da Recco, nell'ambito di un'operazione di traffico, la moderna motonave Monginevro e la grossa nave cisterna Iridio Mantovani; l'operazione tuttavia fallì in seguito al siluramento e grave danneggiamento degli incrociatori Trieste e Duca degli Abruzzi (parte della scorta indiretta)[9].

Alle 4.50 del 21 gennaio 1942 la Cosenz, in arrivo a Trapani, ebbe una collisione con il rimorchiatore/dragamine ausiliario G 76 America[10].

Appena un mese più tardi, il 22 febbraio, la torpediniera fu protagonista di un'altra collisione: intorno alle nove di sera speronò nello stretto di Messina il piroscafo Luisa, carico di carbone, che affondò in una ventina di minuti[11].

Meno di due settimane dopo la proclamazione dell'armistizio, il 25 settembre 1943, la Cosenz rimase danneggiata, nelle acque di Lagosta, da una collisione con il piroscafo Ulisse[4].

Il 27 settembre la torpediniera fu ulteriormente danneggiata da aerei tedeschi; nel corso della stessa giornata l'equipaggio, per evitarne la cattura, autoaffondò la propria nave al largo di Lagosta[4].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Marina Militare.
  2. ^ Quando la pirateria era made in Italy | l'Occidentale, su loccidentale.it. URL consultato il 23 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  3. ^ a b Le navi italiane a Fiume 1918-1921 (archiviato dall'url originale il 5 novembre 2010).
  4. ^ a b c d e f Trentoincina.
  5. ^ Regio Esercito - I Bollettini del Comando Supremo: Settembre 1940.
  6. ^ La Domenica del Corriere, anno 42, nº 41, torpediniera Cosenz (archiviato dall'url originale il 17 marzo 2011).
  7. ^ Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La Marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, p. 455.
  8. ^ German raiders and British armed merchant cruisers, April 1941.
  9. ^ KMS Kormoran and HMAS Sydney, KMS Atlantis and HMS Dunedin lost, November 1941.
  10. ^ Notarangelo Pagano, p. 24.
  11. ^ Notarangelo Pagano, p. 283.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Rolando Notarangelo e Gian Paolo Pagano, Navi mercantili perdute, Roma, Ufficio Storico Marina Militare, 1997, ISBN 978-88-98485-22-2.
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