Pieve di San Pietro (San Pietro di Feletto)

Pieve di San Pietro
La facciata col portico
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneVeneto
LocalitàSan Pietro di Feletto
Coordinate45°55′49.76″N 12°14′15.08″E
Religionecattolica
TitolarePietro apostolo
Diocesi Vittorio Veneto
Stile architettonicoromanico
Inizio costruzioneVIII-IX secolo

La pieve di San Pietro è l'edificio sacro più importante nonché la parrocchiale di San Pietro di Feletto, in provincia di Treviso e diocesi di Vittorio Veneto; fa parte della forania di Conegliano.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il primo nucleo della chiesa risale a un'epoca compresa tra VIII e IX secolo, cosa che la fa, probabilmente, il più antico edificio sacro dell'allora diocesi di Ceneda[1]. L'edificio ancora esistente ebbe il suo sviluppo nell'XI secolo, quando prese forma l'attuale pieve.

Nei secoli seguenti la chiesa si sviluppò e arricchì di un numero crescente di affreschi, fino al XVI secolo, quando aveva ormai raggiunto l'aspetto attuale.

Tutti i dipinti hanno beneficiato di un completo restauro tre 1998 e 2002, il quale consente oggi di godere delle suggestioni coloristiche originarie.

Il 29 giugno 1873 alle ore 4:29 la chiesa subì notevoli danni a causa di una scossa di terremoto con epicentro in provincia di Belluno, zona Cansiglio. Vi morirono 38 fedeli che seguivano la messa mattutina a causa del crollo di gran parte del tetto.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Panorama dal portico

Situata in posizione panoramica sui colli del Feletto, la pieve guarda verso Refrontolo e le Prealpi bellunesi. L'edificio si raggiunge direttamente dalla strada attraverso una scalinata, da cui si domina un vasto paesaggio ancora prevalentemente rurale.

Esterno[modifica | modifica wikitesto]

Veduta con la pieve

L'edificio si presenta con una facciata a salienti, davanti alla quale si apre un ampio porticato del XIII secolo, sotto il quale sono custoditi cinque preziosi affreschi tardo-medioevali: Sant'Antonio Abate, Vergine col Bambino, Vergine con Santi, Sacrificio di Caino e Abele, Cristo della Domenica[2]; in particolare quest'ultimo ha grande importanza artistica, essendo un'iconografia rarissima e qui meglio conservata che altrove: raffigura il Cristo sanguinante, a causa delle ferite infertegli da numerosi strumenti di lavoro, disposti intorno a lui e collegati attraverso strisce di sangue; questa iconografia, ben contestualizzata nel mondo agricolo e artigianale di San Pietro di Feletto, vuole comunicare il messaggio del terzo comandamento, secondo cui lavorare nel giorno dedicato a Dio comporta per il Cristo un secondo martirio; posta nel sottoportico, l'immagine fa da monito a ogni visitatore[3].

A destra della facciata, in posizione autonoma sorge il campanile, struttura coeva in stile romanico, terminata da una cuspide cinquecentesca.

Alle spalle dell'abside e sul lato sinistro della chiesa hanno luogo rispettivamente il cimitero e delle piccole cappelle sepolcrali.

Interno[modifica | modifica wikitesto]

Affreschi della cappella di San Sebastiano

All'interno, a tre navate, sono custoditi antichissimi affreschi, eseguiti e stratificatisi tra il XII e il XV secolo: una parte dei più antichi, riportati alla luce nel XX secolo, è ancora visibile nella parte sinistra della navata centrale e sopra l'arco dell'abside. Il catino absidale è dominato da un grande Cristo Pantocratore tra la Vergine e San Pietro del XIII secolo.

I restanti affreschi sono del XV secolo: tra essi quelli che fanno da cornice alla cappella di San Sebastiano, sovrastata da volta a crociera, all'innesto dei cui costoloni vi è la mano di Cristo Pantocratore; qui è la sede del fonte battesimale, inserita tra il colorato racconto delle vicende agiografiche di San Sebastiano, tra le quali degno di nota è la raffigurazione, di grandi dimensioni, del Martirio.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Fonte: sito diocesano di Vittorio Veneto
  2. ^ Maddalena Grazzini, Il Cristo della domenica: addenda, in Annali Dipartimento di Storia delle Arti e dello Spettacolo. Università degli Studi di Firenze, vol. 1, Titivillus, 2010, p. 30, ISSN 1590-3062 (WC · ACNP).
  3. ^ Breve saggio di P.Steffan sul "Cristo della Domenica" di Feletto (da felettouncomuneamico.com) Archiviato il 16 febbraio 2010 in Internet Archive.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Crespi, Leonardi, Zanato, Magia del colore. Chiese affrescate della Marca Trevigiana, Vianello libri, 2008.
  • Fossaluzza G., La pieve di San Pietro di Feletto e i suoi affreschi, Terra Ferma, 2008.
  • Vittorio Sgarbi, San Pietro di Feletto. Gli affreschi, B&M Edizioni, Treviso, 1986.

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