Le vite di Dubin

Le vite di Dubin
Titolo originaleDubin's Lives
AutoreBernard Malamud
1ª ed. originale1979
1ª ed. italiana1981
Genereromanzo
Lingua originaleinglese

Le vite di Dubin (Dubin's Lives[1]) è un romanzo di Bernard Malamud pubblicato nel 1979 presso Farrar, Straus and Giroux e diviso in 9 capitoli. Il protagonista, William Dubin, è uno scrittore che sta lavorando a una biografia di D.H. Lawrence. In qualche modo influenzato dalle sue letture, benché sposato con Kitty (lui è ebreo e lei gentile), si fa coinvolgere e comincia una relazione con Fanny Bick, una ragazza molto più giovane.

Secondo Philip Davis, autore della sua biografia del 2007[2], Malamud lo considerava il suo romanzo migliore. Certamente lo impegnò molto, sia in tempo di scrittura e revisioni, sia in termini di coinvolgimento psicologico ed emotivo. Nella prima stesura (cominciata nel 1973) dà a un personaggio (quello che diventerà Greenfeld, il flautista) persino il proprio cognome[3]. È insomma il resoconto di una relazione complessa tra narratore e protagonista, resa doppia da quella tra il protagonista e lo scrittore inglese sul quale questo sta lavorando. Situazione resa ancora più complessa – e rischiosa – da quello che Malamud visse nella propria vita privata che in qualche modo si intravede nel racconto, trapelante segreti[4] di una propria relazione extra-coniugale.

Il libro venne accolto bene dalla critica. Saul Bellow gli scrisse una lettera d'ammirazione[5] e Malamud negò ogni riferimento autobiografico nelle interviste che seguirono. Tuttavia alcuni conoscenti vi si specchiarono.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Edizioni italiane[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Durante la lavorazione portò anche il titolo The Juggler, cfr. Philip Davis, Bernard Malamud. A Writer's Life, Oxford University Press, 2007, p. 25.
  2. ^ Philip Davis, op. cit., in particolare il cap. 9, pp. 291-314.
  3. ^ Philip Davis, op. cit., p. 292.
  4. ^ "Rischiosa" e "trapelante segreti" sono parole di Philip Davis, cfr. p. 308 e p. 309.
  5. ^ Philip Davis, p. 311.
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