Fricativa dentale sorda

Fricativa dentale sorda
IPA - numero130
IPA - testoθ
IPA - immagine
UnicodeU+03B8
SAMPAT
X-SAMPAT
KirshenbaumT
Ascolto
noicon

La fricativa dentale sorda è una consonante fricativa presente in alcune lingue, che in base all'alfabeto fonetico internazionale è rappresentata col simbolo θ.

Nella lingua italiana tale fono è presente esclusivamente come allofono regionale, presente nella cosiddetta gorgia toscana, caratterizzata dalla fricativizzazione delle occlusive, compresa la dentale sorda, in posizione intervocalica: esempi: veduto con pronuncia [veˈduːθo], andato con pronuncia [anˈdaːθo], la Toscana con pronuncia [la θosˈkaːna].

Caratteristiche

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La fricativa dentale sorda presenta le seguenti caratteristiche:

  • il suo modo di articolazione è fricativo, perché questo fono è dovuto alla frizione causata dal passaggio ininterrotto di aria attraverso un restringimento del cavo orale;
  • il suo luogo di articolazione è dentale, perché per produrre tale suono la punta della lingua viene fatta passare tra i denti;
  • è una consonante sorda, in quanto l'emissione di tale suono avviene senza far vibrare le corde vocali.

In lingua araba questo fono è espresso con la lettera

In Emilia questo suono è presente nella parte centro orientale della regione, in particolare nelle province di Bologna, Ferrara e buona parte di quella di Modena. Esempi sono zent (cento), zrieza (ciliegia), zinzala (zanzara), dove la z non è quella italiana, bensì quella fricativa dentale sorda, anche se viene spesso rappresentata graficamente con z. Caratteristica peculiare di questo fonema è però la realizzazione non solcata e non con la punta della lingua ma con la lama contro gli alveoli superiori[1].

In inglese è rappresentato, salvo eccezioni, col digramma th (che però del pari rende graficamente la fricativa dentale sonora /ð/):

  • think "pensare"
  • path "sentiero"
  • catholic "cattolico"

In islandese è un fonema ed è reso graficamente con la lettera þ (thorn), oggi scomparsa dagli altri alfabeti latini.

In galiziano non seseante, è rappresentato coi grafemi z e c (quest'ultimo solo quando precede e o i):

In lingua greca moderna tale fono è reso θ nell'alfabeto greco:

  • θεωρία (traslitterato theōría) "teoria, speculazione" [θeoˈriɐ]
  • μύθος (traslitterato thos) "mito, favola, leggenda, fiaba, trama, racconto" [ˈmiθos]
  • θρόνος (traslitterato thrónos) "trono" [ˈθrɔnos]

Questo suono è apparso nel greco a partire dalla tarda koinè.

In sardo è presente nella lingua antica ed oggi - prevalentemente - nella variante nuorese; è rappresentato, con il digramma th: thiraccu ("servo"), thinthula ("zanzara").

In spagnolo non seseante, è rappresentato coi grafemi z e c (quest'ultimo solo quando precede e o i):

  • zorro "volpe"
  • González
  • cerveza "birra"

In veneto è presente nelle varianti centro-settentrionali e nelle varianti rustiche centro meridionali, anche se anticamente era diffuso in tutte le aree venete. Al giorno d'oggi è diffusa nella variante della sinistra piave trevigiana e bellunese, oltre che nei paesi della provincia di rovigo, della bassa veronese, del basso padovano e del basso vicentino. È assente in tutta la provincia di venezia e nelle principali città della regione, oltre che nell'alto padovano, nell'alto vicentino, e nelle varianti a ovest di verona. È uno dei pochi tratti linguistici derivati dall'antico veneto. A seconda delle grafie, viene rappresentato con ç, th, zh o zs. Si può trovare in parole come panegaça ([pa.ne'ga.θa], "passero", çarexa (θa're.za, "ciliegia") o in un'antica pronuncia della parola "Venezia" (Venethia ve'nɛ.θia. In veneto è presente anche la corrispettiva sonora, la ð, indicata con đ o dh.

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