Cinismo

Filosofo cinico, copia romana da originale greco del III o II secolo a.C.[1], Musei Capitolini, Roma

Il cinismo fu una corrente filosofica della cui origine vi sono differenti tesi:

  • per alcuni, i cinici furono i seguaci della scuola filosofica fondata dai pensatori socratici Antistene di Atene e Diogene di Sinope nel IV secolo a.C.[2] (molti cinici del I secolo d.C. e successivi, infatti, ritennero Antistene e/o Diogene i fondatori della propria scuola, se non, tramite la loro mera intercessione teoretica, lo stesso Socrate[3]);
  • Per altri, come Farrand Sayre[4], ne va ricercata l'origine a dopo il II secolo a.C., a causa dell'incremento, tramite le conquiste di Alessandro Magno e l'espansione dell'Impero macedone, della conoscenza tra i greci delle filosofie orientali, in particolar modo indiane, come gli insegnamenti monastici e ascetici dei gimnosofisti[3];
  • Nicola Terzaghi ha scritto che se lo stoicismo rappresentò la scuola che più di ogni altra ebbe importanza nel mondo antico per come fu recepito profondamente nella società, lasciando «quasi completamente da parte le ricerche fisiche e naturalistiche e interessandosi in maniera assolutamente prevalente al problema morale», che col Cristianesimo divenne assoluto, in ciò si collega col Cinismo che parimenti ha «come fine supremo il riconoscimento e la pratica della virtù, (...): ambedue vogliono arrivare al (...) bastare a sé stessi, (...). Più seri e contegnosi gli Stoici, più volgari nell'espressione e più facili nell'esposizione i Cinici, (...)». Una delle differenze fondamentali tra le due scuole di pensiero riguardava la loro divulgazione nel pubblico a cui si indirizzavano tanto da poter dire come «lo Stoicismo sia il Cinismo dei ricchi e dei fortunati, mentre il Cinismo sia lo Stoicismo dei poveri e degli infelici, (...)».[5] Lo stesso Terzaghi citando una canzonatura che Orazio fa, nel Damasippo (Libro II/Satira III) in particolare, dei filosofi dal mantello lacero e dall'animo guasto, propende a far risalire questa corrente filosofica alla fine del I secolo a.C.

Origini del concetto

[modifica | modifica wikitesto]

Il termine "cinico" potrebbe derivare o dal Cinosarge, l'edificio ateniese che fu la prima sede della scuola, o dalla parola greca κύων (kyon - "cane") – soprannome di Diogene, che ne fu l'esponente più importante.[2] I cinici professavano una vita randagia e autonoma, indifferente ai bisogni e alle passioni, fedeli solo al rigore morale. Dopo un periodo di declino, la scuola cinica ebbe una ripresa in concomitanza alla corruzione del potere imperiale di Roma: si fece appello allora alla libertà interiore e all'austerità dei costumi.

Con connotazione spesso negativa, il termine "cinico"[6] viene però usato in epoca contemporanea soprattutto, per estensione, volendo indicare chi ostenta sprezzo e beffarda indifferenza verso ideali o convenzioni della società in cui vive (caratteristica spesso ostentata anche dai filosofi cinici), spesso con sarcasmo sfacciato, nichilismo e disincanto, o con sfiducia, o indicando una sorta di immoralità e spregiudicatezza.[2]

L'interesse della scuola fu prevalentemente etico, e il concetto di "virtù" assunse un nuovo significato in una vita vissuta secondo natura; l'ideale era l'autosufficienza (l'autosufficienza del saggio, condotta fino all'assoluta indipendenza dal mondo esterno, secondo il termine greco autàrkeia, ossia autarchia, capacità di detenere il totale controllo su se stesso).

La tesi fondamentale di questa corrente di pensiero è la ricerca della felicità come unico fine dell'uomo; una felicità che è una virtù, e al di fuori di essa sussiste un disprezzo per ogni cosa che richiama comodità e agi materiali effimeri. I cinici erano famosi per la loro eccentricità e disobbedienza alle regole sociali impostegli; si può quindi citare Diogene Laerzio, il quale scrisse numerose satire e diatribe contro la dissolutezza sessuale e la corruzione dei costumi del suo tempo, ma oltre a lui anche Cratete di Tebe, Ipparchia, Menippo di Gadara e vari altri[7]. Alcuni aspetti della loro filosofia influenzarono lo stoicismo, dove però l'attitudine cinica del moralismo e della critica nei confronti dei mali della società venne sostituita dalla virtus romana.

Il cinismo filosofico

[modifica | modifica wikitesto]

Concetti base

[modifica | modifica wikitesto]

Il cinismo proponeva alle persone una presunta modalità di raggiungere la felicità e la libertà in un'epoca piena di sofferenze e incertezze. Sebbene non sia mai stato fissato un canone vero e proprio della dottrina cinica, può essere riassunta nei seguenti concetti[8][9][10]:

  1. Il cinismo intende contrastare le grandi illusioni dell'umanità, ossia la ricerca della ricchezza, del potere, della fama, del piacere.
  2. Il cinismo ricerca la felicità, una felicità che sia vivere in accordo con la natura.
  3. Il cinismo esalta l'autarchia. Detto questo, evidentemente non stona l'accostamento con le altre grandi filosofie ellenistiche come la Stoà (fondata da Zenone di Cizio, precedentemente cinico), l'epicureismo o lo scetticismo. Alcune sue concezioni sono poi in comune con filosofie orientali come il taoismo.
  4. Lo scopo della vita consiste nel raggiungere l'eudaimonia e la lucidità mentale (ἁτυφια) per liberarsi dall'ignoranza e dalla follia (τύφος).
  5. L'eudaimonia si acquisisce tramite il vivere in armonia con la natura così come compresa dalla ragione umana.
  6. Il τύφος (follia) è causato dal falso giudizio sui valori morali, che causa a sua volta emozioni negative, desideri contro natura e vizi.
  7. L'eudaimonia è basata sull'autarchia, la virtù, l'amore per gli esseri umani, la parresia e l'impassibilità nei confronti delle vicissitudini della vita.
  8. Raggiungimento dell'eudaimonia e della lucidità mentale tramite l'ascesi, la quale consente all'individuo di liberarsi da influenze come la gloria, il potere o la ricchezza, che non hanno nessun valore in natura. Tra i vari esempi si può citare Diogene di Sinope, che viveva in una botte e camminava scalzo d'inverno.
  9. Impudenza e mancanza di vergogna nel denigrare e disprezzare la società, le sue regole, i suoi costumi e le sue convenzioni che la maggior parte delle persone considera scontate.

Origine del termine "cinico"

[modifica | modifica wikitesto]

Il nome "cinico" deriva dal greco antico κυνικός (kynikos, da κύων (kyôn), cane), ossia "alla maniera del cane"[11]. Una motivazione proposta nell'antichità del perché i cinici erano chiamati "cani" prendeva in considerazione il primo filosofo cinico, Antistene, che insegnò nel Cinosarge - termine la cui radice è kyôn - ad Atene[12]. Sembra comunque certo che la parola "cane" sia stata affibbiata ai primi cinici come insulto per il loro sfacciato rifiuto dei costumi tradizionali e per la loro decisione di vivere in strada. Diogene, in particolare, era additato come il Cane[13] per la sua abitudine di vivere dentro una botte, una definizione nella quale il filosofo si crogiolava affermando che "gli altri cani mordono i loro nemici, io mordo i miei amici per salvarli"[14]. I cinici successivi cercarono di capovolgere la parola a loro vantaggio, come ha spiegato un commentatore successivo[15].

Diogene, dipinto di Jules Bastien-Lepage, 1873, Musée Marmottan Monet

Cinismo e cristianesimo

[modifica | modifica wikitesto]

Gesù era cinico?

[modifica | modifica wikitesto]

Molti storici hanno notato delle similitudini tra gli insegnamenti e lo stile di vita dei cinici e quelli di Gesù. Alcuni studiosi sostengono che la Fonte Q, un'ipotetica fonte comune dei Vangeli di Matteo e Luca, possieda molti punti in comune con la filosofia cinica[16][17]. Studiosi dediti alla ricerca del Gesù storico, come Burton L. Mack e John Dominic Crossan del Jesus Seminar, affermano che nel I secolo d.C. la regione della Galilea era una zona in cui gli ideali ellenistici e le tradizioni giudaiche erano entrate in contatto. La città di Gadara, poco distante da Nazaret, era nota per essere una zona di diffusione centrale del cinismo, e Mack ha descritto Gesù come "un individuo tipo-cinico alquanto normale". Per Crossan, Gesù era più che altro un saggio cinico proveniente dalla tradizione ellenistico-giudaica piuttosto che il Cristo o il Divino Redentore di Israele[18]. Altri studiosi sono in disaccordo con le idee di Mack e Crossan e pensano invece che Gesù non sia stato influenzato in maniera così significativa dal cinismo, anzi ritengono che la tradizione ebraica dei Profeti abbia avuto un'importanza assolutamente maggiore[19].

Influenza cinica sui primi cristiani

[modifica | modifica wikitesto]

Molte delle pratiche ascetiche dei cinici vennero adottate dai primi cristiani, i quali utilizzarono anche la retorica cinica per difendere le proprie tesi[20]. Alcuni cinici vennero tra l'altro martirizzati per essersi opposti alle autorità[21]. Peregrino Proteo fu un cristiano prima di lasciare la sua religione e diventare solo cinico, mentre l'arcivescovo Massimo di Costantinopoli, sebbene fosse cristiano, venne soprannominato "il cinico" per le sue pratiche ascetiche.

Gli scrittori cristiani hanno sempre elogiato la povertà dei filosofi cinici[22] e alcuni ordini ascetici cristiani sono infatti strettamente collegati al cinismo, come si evince dalla presenza di monaci mendicanti durante i primi anni della cristianità[23]. Per Foucault, "non c'è niente di strano nel fatto che agli inizi del cristianesimo vi sia stata una forte interazione tra la pratica cinica e l'ascesi cristiana[24].

Il "cinismo" contemporaneo

[modifica | modifica wikitesto]

«Il cinismo è l'arte di vedere le cose come sono, non come dovrebbero essere.»

In ambito moderno e socio-psicologico è un atteggiamento o stato mentale caratterizzato da una sfiducia generale nelle motivazioni altrui, nella convinzione che gli esseri umani sono egoisti per natura: governati da emozioni e fortemente influenzati dagli stessi istinti primitivi che hanno aiutato l'umanità a sopravvivere nell'epoca preistorica.[26] Questa visione della natura umana viene ripresa da autori come Niccolò Machiavelli (si veda anche il termine "machiavellismo"), e specialmente Thomas Hobbes (la cui filosofia è spesso riassunta con la locuzione "homo homini lupus", che indica gli uomini come competitivi e portati naturalmente a comportarsi male in assenza di paura ed educazione), e presenta una forte caratteristica di misantropia, amarezza e nichilismo, spesso temperati da forte sarcasmo e ironia corrosiva, a volte con l'utilizzo di umorismo nero o macabro.

Un cinico può avere una generale mancanza di fede o di speranza nella specie umana o nelle persone che sono motivate dall'ambizione, dal desiderio, dall'avidità, dalla gratificazione personale, dal materialismo e tutti gli obiettivi e le opinioni che un cinico percepisce come vane, impossibili, o in ultima analisi prive di significato e pertanto meritevoli di ridicolo o di ammonimento. Si tratta anche di una forma di prudenza, a volte stanca, e altre volte, di critica realistica o di scetticismo. Il collegamento con la scuola greca è nel fatto che detta scuola respinse tutte le convenzioni, di religione, costumi, alloggio, vestiti, o di decenza, sostenendo la ricerca di virtù secondo una maniera semplice e ideale di condurre la vita. Con il XIX secolo, l'accento posto dai cinici sugli ideali ascetici e la critica della civiltà attuale in base al fatto che essa potrebbe cadere, talvolta impregnata di pessimismo e anti-positivismo, ha portato a usare la parola cinico per indicare una disposizione all'incredulità nella sincerità o nella bontà umana. Il cinismo moderno presenta inoltre una diffidenza verso l'etica sociale, soprattutto quando sono presenti grandi aspettative in materia, che le istituzioni e le autorità lasciano insoddisfatte, determinando disillusione. Questa attitudine può manifestarsi come conseguenza della frustrazione e della sfiducia.[26] La misantropia, la rudezza e il disprezzo delle convenzioni di alcuni "cinici" moderni li avvicinano ad alcuni comportamenti di antichi cinici come Antistene e Diogene di Sinope, noti per essere diretti e talvolta poco cortesi.

Persone e pensatori che hanno manifestato spesso (o in talune occasioni) tale versione moderna del cinismo, non sempre in maniera percepita come negativa dai critici e dai commentatori (ma vista come una forma di arguzia), furono, ad esempio: Oscar Wilde, i citati Hobbes e Machiavelli, il Marchese de Sade, Voltaire, Jonathan Swift, Arthur Schopenhauer, Herbert Spencer, Giacomo Leopardi, Friedrich Nietzsche, Emil Cioran, Mark Twain, Max Stirner, Karl Kraus, Louis-Ferdinand Céline, Charles Bukowski e, a livello di cultura di massa, gli umoristi e comici Lenny Bruce, Bill Hicks, Paolo Villaggio e Woody Allen.

Accezione negativa

[modifica | modifica wikitesto]

In altro senso, inteso come freddezza e mancanza di morale, viene anche usato per descrivere un carattere negativo e calcolatore, allontanandosi ancora di più dal concetto originario; come portatori di opportunismo, pragmatismo o spregiudicatezza, sono stati definiti cinici alcuni uomini politici - come Benito Mussolini[27], talvolta Winston Churchill[28], Palmiro Togliatti[29], Stalin o Richard Nixon[30] - o addirittura il carattere nazionale di alcune popolazioni[31].

Il filosofo tedesco Sloterdijk all'interno della sua opera Critica della ragion cinica[32] effettua una distinzione tra l'antico cinismo (‘kinismo') e il moderno ‘cinismo'. Criticando l'azione del cinico moderno, spudorato e calcolatore, improntata su una giustificazione moralistica data dal suo fine, privo di principi etici, gli contrappone l'antico kinico, rappresentato da Diogene, che sfugge completamente ogni vincolo sociale, considerandolo superfluo e ridicolo.

  1. ^ Christopher H. Hallett, (2005), The Roman Nude: Heroic Portrait Statuary 200 BC–AD 300, Oxford University Press, p. 294.
  2. ^ a b c cìnico, su treccani.it.
  3. ^ a b (EN) Michel Foucault, Parrhesia and public life, in foucault.info (a cura di), Discourse and Truth: the Problematization of Parrhesia (6 lectures given by Michel Foucault at the University of California at Berkeley, Oct-Nov. 1983), dalle trascrizioni di Joseph Pearson, Parigi, foucault.info, 1999 [1983]. URL consultato il 22 febbraio 2019.
    «A historical problem concerning the origin of Cynicism is this. Most of the Cynics from the First Century B. C. and thereafter refer to either Diogenes or Antisthenes as the founder of the Cynic philosophy, and though these founder of Cynicism they relate themselves back to the teachings of Socrates. According to Farrand Sayre, however, the Cynic Sect appeared only in the Second Century B. C. , or two centuries after Socrates’ death. We might be a bit skeptical about a traditional explanation given for the rise of the Cynic Sects — an explanation which has been given so often to account for so many other phenomena; but it is that Cynicism is a negative form of aggressive individualism which arose with the collapse of the political structures of the ancient world. A more interesting account is given by Sayre, who explains the appearance of the Cynics on the Greek philosophical scene as a consequence of expanding conquest of the Macedonian Empire. More specifically, he notes that with Alexander’s conquests various Indian philosophies -especially the monastic and ascetic teaching of Indian Sects like the Gymnosophists- became more familiar to the Greeks.»
    (trad. ita. Discorso e verità nell'antica grecia, a cura di Adelina Galeotti, introduzione di Remo Bodei, Roma, Donzelli editore, 2005, ISBN 978-88-7989-965-9. URL consultato il 22 febbraio 2019.)
  4. ^ (EN) Farrand Sayre, The Greek Cynics, Baltimora, J. H. Furst Co., 1948. URL consultato il 22 febbraio 2019. Ospitato su archive.org.
  5. ^ Nicola Terzaghi, Per la storia della satira, in Biblioteca di cultura contemporanea, VII, Messina - Firenze, Casa Editrice D'Anna, 1944, pp. 7 - 46.
  6. ^ vedere ad esempio gli aforismi di Oscar Wilde: «Il cinismo è l'arte di vedere le cose come sono, non come dovrebbero essere» e «Il cinico è uno che conosce il prezzo di tutto, e il valore di nulla».
  7. ^ Historia de la Filosofía - Jaime Balmes, Torre de Babel Ediciones.
  8. ^ Kidd, I. (2005), "Cynicism", in Rée, Jonathan; Urmson, J. O. (eds.), The Concise Encyclopedia of Western Philosophy, Routledge, ISBN 0-415-32924-8
  9. ^ Long, A. A., "The Socratic Tradition: Diogenes, Crates, and Hellenistic Ethics", in Branham and Goulet-Cazé, pp. 28–46.
  10. ^ Navia, Luis E. Classical Cynicism: A Critical Study. pg 140.
  11. ^ (EN) Henry Liddell e Robert Scott, κυνικός, in A Greek-English Lexicon, 1940.
  12. ^ Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, VI 13; Cfr. The Oxford Companion to Classical Literature, seconda edizione, pag. 165
  13. ^ Un'oscura allusione al Cane nella Retorica di Aristotele è generalmente accettata come il primo riferimento a Diogene
  14. ^ Diogene di Sinope, citato da Giovanni Stobeo, Florilegium III 13. 44.
  15. ^ Scolio alla Retorica di Aristotele, citato in Dudley, Donald R., A History of Cynicism from Diogenes to the 6th Century A.D., Cambridge
  16. ^ Leif Vaage, (1994), Galilean Upstarts: Jesus' First Followers According to Q. TPI
  17. ^ F. Gerald Downing, (1992), Cynics and Christian Origins. T. & T. Clark.
  18. ^ John Dominic Crossan, (1991), The Historical Jesus: The Life of a Mediterranean Jewish Peasant, ISBN 0-06-061629-6
  19. ^ Craig A. Evans, Life of Jesus Research: An Annotated Bibliography, page 151. BRILL
  20. ^ F. Gasco Lacalle, (1986) Cristianos y cinicos. Una tificacion del fenomeno cristiano durante el siglo II, p. 111–119. Memorias de Historia Antigua 7.
  21. ^ Cassio Dione, Storia romana, libro 65, 15:5
  22. ^ Origene, adv. Cels. 2.41, 6.28, 7.7; Basilio di Cesarea, Leg. Lib. Gent. 9.3, 4, 20; Teodoreto, Provid. 6; Crisostomo, Ad. Op. Vit. Monast. 2.4, 5
  23. ^ Dudley, Donald R. (1937), A History of Cynicism from Diogenes to the 6th Century A.D., Cambridge University Press
  24. ^ Michel Foucault, Il coraggio della verità, Lettera internazionale: rivista trimestrale europea: 100, 2, 2009, che prosegue: "Quello che ci preme sottolineare qui, però, è che il modo di vita cinico sia stato tramandato, con la mediazione dell’ascetismo cristiano e del monachesimo, per lunghissimo tempo. E anche se i riferimenti espliciti al cinismo, alla dottrina, allo stile di vita cinici, così come l’uso dello stesso termine “cane”, in riferimento al cinismo di Diogene, scompaiono dalla letteratura più tarda, molti dei temi, degli atteggiamenti, delle forme comportamentali che avevano contraddistinto i cinici si ritrovano in innumerevoli movimenti spirituali del Medioevo".
  25. ^ riportato anche in una delle raccolte di aforismi, uscita inizialmente a cura di Robert Ross come Aforismi di Sebastian Melmoth
  26. ^ a b (EN) Luis E. Navia, Classical Cynicism: A Critical Study, Contributions in philosophy, vol. 58, Greenwood Publishing Group, 1996, p. 1, ISBN 978-0-313-30015-8. URL consultato il 26 novembre 2013.
    «For the cynic, accordingly, hypocrisy and deceitfulness, primitive selfishness and unbounded egoism, and gross materialism and disguised ruthlessness are the hidden characteristics of all human behavior.»
  27. ^ Richard J.B. Bosworth, Mussolini, pag. 17
  28. ^ Arrigo Petacco, La strana guerra, 2010, pag. 69
  29. ^ Freddo, cinico Togliatti, da la Repubblica
  30. ^ Silvia Bencivelli, Arianna Finos, Cinico, paranoico e omofobico: la verità su Nixon dai nastri segreti, articolo su la Repubblica
  31. ^ E. Ferrero, Leopardi, che scostumati gli italiani, La Stampa, 18/03/2011.
  32. ^ Sloterdijk, Critica della ragion cinica, Garzanti, Milano, 1992, capitolo II, 1
Testi
  • Diogene Laerzio, Vite e dottrine dei più celebri filosofi, libro VI, testo greco a fronte, Bompiani, Milano 2005
  • Marcello Gigante, Cinismo ed Epicureismo, Bibliopolis 1992
Studi

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàThesaurus BNCF 30063 · LCCN (ENsh85035151 · BNF (FRcb11931836x (data) · J9U (ENHE987007538307705171