Cervidae

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Cervidi
Cervus elaphus
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseMammalia
OrdineArtiodactyla
SottordineRuminantia
FamigliaCervidae
Goldfuss, 1820
Sottofamiglie

I cervidi (Cervidae Goldfuss, 1820) sono una famiglia di mammiferi artiodattili, molti dei quali sono noti con il nome comune di cervo.

Distribuzione

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L'area naturale dei cervidi comprende quasi tutta l'Europa (l'intera Europa settentrionale e orientale ma anche gran parte dell'Europa meridionale e occidentale), tutta l'Asia (dall'Indonesia alla Siberia e dalla Turchia alla penisola dei Ciukci), più ambedue le Americhe. In Africa invece i cervidi si sono estinti.

In Oceania i cervidi erano assenti prima dell'introduzione da parte dell'uomo. Oggi sono molto presenti in Australia (sei specie introdotte a partire dal XIX secolo) quanto in Nuova Zelanda.

Caratteri fisici

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Particolarità dei cervidi è di essere dotati di palchi, strutture ossee a rinnovo annuale (raramente in alcune specie si possono registrare più cambi in un anno) analoghe e non omologhe alle "corna" propriamente dette. Nella renna, i palchi sono presenti in entrambi i sessi, nelle altre specie normalmente ciò non avviene; In alcune specie inoltre i palchi sono assenti (come nel cervo d'acqua cinese Hydropotes inermis).

Il loro naso è generalmente di colore nero, con delle piccole fessurine laterali, di forma simile a quello di una capra.

I cervidi sono gli ultimi grandi ruminanti selvaggi delle regioni temperate. Ne esistono 43 specie ripartite in 17 generi.

Il cervo, rigorosamente erbivoro, ha una discreta capacità di adattamento e cambia la propria dieta a seconda delle stagioni e della disponibilità di cibo. In autunno e in inverno si ciba di frutti selvatici, bacche ed erba secca e, quando questi cominciano a scarseggiare, di corteccia di alberi. In primavera ed estate si nutre invece di varie specie foraggiere, di gemme e frutti selvatici.

La stagione riproduttiva avviene tra il primo e il secondo anno di vita per i maschi, mentre per le femmine a partire dal terzo anno di vita. La gestazione dura da 226 a 236 giorni e di norma viene partorito un solo piccolo, raramente due o tre. Le nascite si concentrano nei mesi di maggio-giugno.

L'origine della famiglia dei cervidi risale all'Oligocene, circa 25 milioni di anni fa. In quel periodo erano numerose le famiglie di piccoli ruminanti primitivi che vivevano in Europa, Asia e Nordamerica. Tra queste, le famiglie dei moschidi (Moschidae) e dei paleomericidi (Palaeomerycidae) sembrerebbero quelle più strettamente imparentate con i cervi.

Palchi di Euprox furcatus

I primi veri cervi, del Miocene inferiore (20 milioni di anni fa), si rinvengono in Asia e in Europa. Forme come Lagomeryx, Ligeromeryx e Procervulus erano dotate di palchi estremamente semplici, e le loro dimensioni erano molto modeste.

Attraverso forme di transizione come Acteocemas e Stephanocemas, generi successivi come Dicrocerus, Heteroprox, Euprox e Amphiprox, del medio e tardo Miocene, probabilmente appartenenti alla tribù dei Muntiacini (rappresentata attualmente dai muntjak), svilupparono palchi decidui e aumentarono le dimensioni; fu solo con la comparsa dei primi rappresentanti della tribù Cervini che questi animali assunsero un aspetto simile alle specie attuali più conosciute. Un genere enigmatico del Miocene medio è Palaeoplatyceros, già dotato di larghi palchi a ventaglio.

L'eurasiatico Cervavitus, originatosi nel Miocene superiore, è un buon candidato all'origine dei cervi attuali e lo stesso genere Cervus è di poco posteriore (Pliocene inferiore, circa 5 milioni di anni fa). I daini (genere Dama) esistono dal Pleistocene inferiore (1,8 milioni di anni fa). La tribù dei cervini (apparsa dapprima con forme arcaiche come Croizetoceros) comprende anche forme estinte dai palchi eccezionalmente ramificati (Eucladoceros) e altre forme dai palchi semplici e dalle forme snelle (Metacervoceros, Pseudodama), mentre i megacerini (inizialmente noti con forme come Arvernoceros), di cui fa parte il ben noto cervo delle torbiere (Megaloceros giganteus), comprendono i più grandi cervi mai esistiti, con palchi che sfioravano i 4 metri di larghezza. Alcuni cervi megaceri raggiunsero le isole del Mediterraneo, dove diedero origine a forme nane nel corso del Pleistocene (Candiacervus).

La sottofamiglia dei capreolini (Capreolinae), che comprende i cervi americani, le alci, le renne e i caprioli, comparve nel Miocene superiore con il genere Procapreolus, affine ai caprioli attuali. In particolare si pensa che i cervidi americani si siano differenziati circa 5 milioni di anni fa nelle foreste del Nordamerica e della Siberia. Il ceppo delle alci, nel Pleistocene, attraverso Libralces diede origine al gigantesco Cervalces, mentre le renne esistono almeno dal Pleistocene inferiore in Asia, da dove migrarono in Nordamerica. Il genere canadese Torontoceros potrebbe essere stato strettamente imparentato con le renne. Il Nordamerica fu inoltre terra di conquista, qualche milione di anni prima, anche dei cosiddetti cervi americani: il genere attuale Odocoileus è conosciuto a partire dal Pliocene inferiore. Appena riformatosi, l'istmo di Panama permise il passaggio dei cervi in Sudamerica, dove proliferarono nel Pleistocene (Morenelaphus, Antifer) e sono ancora presenti con forme tipiche (Blastocerus, Ozotoceros) o aberranti (Pudu puda).

Classificazione

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Palchi di corna di cervo al Museo regionale della fauna alpina di Gressoney-Saint-Jean

Vi sono circa 54 specie di Cervidi nel mondo (più una estintasi in epoca recente), ripartite in tre sottofamiglie[1]:

Sebbene non siano facilmente addomesticabili come ovini, capre, maiali e bovini, i rapporti tra persone e cervi sono molto antichi e antico è il loro uso in gastronomia. Il cervo ha avuto per molto tempo una grande importanza economica per gli esseri umani grazie al gusto della sua carne, che è considerata squisita da cuochi rinomati e buongustai. La carne dei cervi è la principale ragione per cui sono cacciati e allevati.

  1. ^ (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Cervidae, in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.

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