Prima battaglia di Novi (1799)

Battaglia di Novi
parte della Guerra della Seconda coalizione
La battaglia di Novi, raffigurata in un quadro di Alexander Kotzebue (1815-1889)
Data15 agosto 1799
LuogoNovi Ligure (Piemonte)
EsitoVittoria austro-russa
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
51.547 uomini34.930 uomini
Perdite
1.300 morti
4.700 feriti
1.200 prigionieri
12.000 tra morti e feriti
4.600 prigionieri
37 cannoni persi
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La prima battaglia di Novi, svoltasi il 15 agosto 1799, vide affrontarsi i francesi dell'Armata d'Italia, comandati inizialmente dal generale Barthélemy Joubert (che morì in principio di scontro) e poi dal generale Jean Victor Moreau contro l'esercito austro-russo guidato dal feldmaresciallo russo Aleksandr Suvorov durante la sua campagna in Italia.

Conclusasi con la vittoria di questi ultimi, determinò la ritirata generale delle forze francesi presenti in Italia.

Contesto storico[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la spedizione di Napoleone in Egitto e la conquista del Regno di Napoli da parte di MacDonald e Championnet, le principali potenze europee si mossero nuovamente per coalizzarsi contro la giovane repubblica transalpina.Venuti a sapere della macchinazioni di Austria, Russia ed Inghilterra, i membri del Direttorio dichiararono guerra alla corte asburgica, dando inizio ad un nuovo periodo di guerra.

La guerra non iniziò nel modo migliore per i francesi, almeno sul fronte italiano: il generale Schérer non riuscì a sfruttare l'occasione per impossessarsi di Verona e fu respinto poche settimane dopo a Magnano, venendo costretto ad abbandonare il Veneto per la Lombardia.[1] Nel frattempo, dalla Russia stavano giungendo i rinforzi del generale Suvorov, temuto e brillante comandante, tra i migliori in tutta Europa.[2] Tanto era celebre la sua fama che, nonostante fosse caduto in disgrazia agli occhi dello zar, fu esplicitamente richiesta la sua presenza al comando della coalizione dalle altre nazioni coinvolte.[3]

Il generalissimo Suvorov.

Suvorov arrivò il 15 aprile a Verona[4] e nel giro di sole due settimane stravolse gli equilibri della guerra in Italia: prese Brescia in nemmeno due giorni,[5] portò le sue truppe in profondità nel territorio lombardo ed inflisse, in tre battaglie consecutive, altrettante sconfitte all'esercito di Moreau, appena subentrato a Schérer, riuscendo persino a catturare per intero la divisione di Sérurier a Verderio.[6] Essendo impossibile mantenere quel che restava della Lombardia, i francesi si ritirarono in Piemonte.[7]

Antefatti[modifica | modifica wikitesto]

La guerra in Piemonte[modifica | modifica wikitesto]

Mentre in Consiglio aulico di Vienna chiedeva al generalissimo Suvorov di prendere Mantova e le altre fortezze lombarde ancora in mano alle guarnigioni francesi, il formidabile stratega russo, di natura assai energica, stava già pianificando il modo in cui spingere ancora più indietro l'esercito di Moreau.[8] Inizialmente, considerò di attraversare il Po nei pressi di Valenza: la notizia che la città fosse occupata dai francesi lo convinse a desistere. Nonostante ciò, il messaggio da lui inviato ad alcuni reparti giunse in ritardo e questi ingaggiarono i francesi a Bassignana, venendo sonoramente sconfitti. Procedette con il secondo piano, di attraversare a Voghera ed attaccare lungo la direttiva di Tortona e Alessandria: la prima città fu catturata, con l'eccezione della propria cittadella, il 14 maggio, mentre la seconda fu occupata dai francesi. Pochi giorni dopo, nelle vicinanze di Alessandria da un primo incontro fortuito, si giunse ad una ben più ampia battaglia nei pressi di Marengo: i francesi inizialmente trovarono un vantaggio, ma l'arrivo dei rinforzi austro-russi quasi capovolse l'esito dello scontro, terminato con un sostanziale pareggio, causa la ritirata preventiva dei repubblicani.[9]

Mentre Moreau con i suoi uomini si diresse a sud, al riparo tra le montagne delle Alpi e degli Appennini e la costiera ligure, Suvorov approfittò dell'abbandono del Piemonte da parte dei repubblicani per conquistare la città di Torino.[10] Questa non era solo importante per il suo ruolo di capitale del regno sabaudo, ma la sua presa avrebbe segnato un punto di svolta agli occhi della popolazione italiana: le forze imperiali avrebbero piegato ogni tentativo di resistenza francese, liberando l'Italia dall'occupazione repubblicana.[11] Raggruppate le proprie forze, gli austro-russi si mossero verso Torino ed iniziarono ad assediarla gli ultimi giorni di maggio.[12]

Trionfo su MacDonald e la presa di Mantova[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia della Trebbia (1799) e Assedio di Mantova (1799).

Oltre all'esercito di Moreau, ve ne era un altro in Italia e stava giungendo al nord, attraversando l'intera penisola, in soccorso dei loro commilitoni. Il generale MacDonald, che solo qualche mese prima aveva guidato con successo l'occupazione del Meridione, aveva ricevuto ordini dal Direttorio di dirigersi verso le posizioni occupate da Moreau. Insieme, i due avrebbero avuto sufficienti uomini per poter sconfiggere Suvorov una volta per tutte raddrizzare le sorti del conflitto in favore della causa francese.

Partito da Napoli,[13] il generale francese arrivò a Roma il 21 maggio e programmò di giungere nei pressi della Trebbia, luogo in cui aveva in mente di affrontare Suvorov, circa un mese dopo.[14] La risalita non fu facile: gli uomini di MacDonald dovettero marciare per quasi 40 km al giorno, spesso sotto il sole cocente, e in qualche occasione, come a Rigutino, furono attaccati da alcuni milizie di cittadini locali.[15] Nonostante ciò, MacDonald giunse ai confini settentrionali della Toscana nei primi giorni di giugno. Rafforzato dalla divisione di Victor,[16] riuscì a farsi largo nella pianura dell'Emilia Romagna, occupata da alcuni gruppi di soldati imperiali, sconfiggendo gli austriaci a Modena.[17] A questo punto, la minaccia rappresentata dall'Armata di Napoli non poteva più essere ignorata.

La battaglia della Trebbia

Alla notizia dell'arrivo di MacDonald in Toscana, Suvorov si preparò a scendere in battaglia con il proprio esercito per sconfiggere la nuova armata francese.[18] Il russo era perfettamente conscio che se i due eserciti repubblicani fosse riusciti ad attaccarlo insieme o semplicemente a congiungersi, l'esito della sua campagna in Italia sarebbe stato compromesso.[19] Chiamati i rinforzi di Bellegarde ad impedire che Moreau potesse raggiungere l'Emilia passando dal Piemonte,[20] Suvorov si mise rapidamente in marcia per intercettare MacDonald.[18] I due eserciti si incontrarono presso il fiume Trebbia. In una difficile battaglia, gli uomini del generale Suvorov riuscirono a sconfiggere definitivamente l'Armata di Napoli. I resti del suo esercito fuggirono verso gli Appennini.[21] Nel frattempo, Moreau era sceso in pianura, aveva scacciato gli austriaci da Tortona ed aveva inflitto loro una sconfitta a Marengo ma, saputo della recente vittoria del maresciallo russo, si affrettò a tornare sui suoi passi.[22]

Mappa della città di Mantova nel 1858

Scacciate le preoccupazioni, Suvorov potè investire i propri uomini e le proprie risorse per portare a termine i due assedi di Mantova e Torino.[23] La città piemontese cadde il 20 giugno.[24] Mantova, invece, resistette più a lungo: a causa dell'avvicinamento di MacDonald da sud, l'artiglieria più pesante era stata portata a Verona e l'assedio vero e proprio non era potuto nemmeno iniziare. Cessato questo pericolo, Kray, generale incaricato di prendere la città, decise di passare alle maniere forti: radunati quasi 40000 uomini ed oltre 600 cannoni, bombardò le mura della città incessantemente per giorni interi, fino a che di queste non rimasero brandelli. Prima toccò alla Cittadella, poi a San Giorgio, infine alla città vera e propria. Demoralizzati e terrorizzati dal continuo fuoco, i francesi rinchiusi nella città si arresero.[25] Eliminata ogni fonte di possibile resistenza francese nella pianura alle sue spalle, a Suvorov rimaneva un solo bersaglio: raccolse di nuovo le sue forze ed andò incontro all'esercito di Moreau.

Il comandante Joubert[modifica | modifica wikitesto]

Visto il pessimo andamento della guerra in Italia, il Direttorio pensò di sostituire il generale Moreau. Questi non era in minima parte colpevole dell'andamento della campagna, ma fu comunque ritenuto responsabile per non essere riuscito ad ottenere alcun progresso contro i russi. La scelta del suo successore ricadde su due nomi, entrambi noti ed apprezzati per le rispettive imprese in Italia: Championnet e Joubert. Entrambi avevano avuto, tra la fine dell'anno precedente e i primi mesi del 1799 degli screzi con il Direttorio, ma la loro fede repubblicana era sincera e le loro capacità militari erano più che mai necessarie.[26] Alla fine fu Joubert a spuntarla e ad ottenere il comando della nuova armata: a determinare la sua scelta furono la popolarità che godeva tra le truppe e la popolazione italiana,[27] anche se il suo contributo nel colpo di Stato del 30 pratile probabilmente influì nella sua nomina.

Il generale Joubert

Championnet fu incaricato di raccogliere un esercito nei pressi di Grenoble, la cosiddetta Armata della Alpi, e di attaccare le forze austro-russe passando tra i valichi alpini, attaccando quindi la parte settentrionale del Piemonte, mentre Joubert avrebbe raggiunto Moreau passando dalla Provenza e avrebbe preso da lui il comando dell'esercito dell'Armata d'Italia, che nel frattempo si era fusa con i resti dell'Armata di Napoli. Considerando i rinforzi appena giunti dalla Francia, in particolare dalla Vandea, e le truppe già presenti sul posto, l'esercito di Joubert contava circa 40000 uomini. Joubert ebbe il buon senso di sfruttare l'autorità a lui concessa per tenere con sé Moreau come vice-comandante, nonostante gli fosse stata affidato un ruolo di comando sul Reno,[27] mentre MacDonald tornava in Francia per riprendersi dalle ferite subite nella battaglia della Trebbia.[28]

La preoccupazione principale di Joubert era la cittadella di Tortona, ancora in mano francese, ma assediata da tempo dalle forze alleate. Dopo la caduta di Torino, Mantova ed Alessandria, questa era una delle poche fortezza rimaste in possesso dei repubblicani ed avrebbe potuto contribuire ad una rapida avanzata delle forze francesi verso Milano, assicurando la stabilità delle vie di comunicazione tra Liguria e Lombardia. Sebbene l'esercito di Championnet non fosse ancora pronto per entrare in azione e colpire le retrovie dell'esercito di Suvorov, Joubert passò all'azione: valicò le montagne al passo della Bocchetta e scese con le sue truppe verso Acqui, dove scacciò Bellegarde, che aveva tentato di porre un timida resistenza. In parte, questo fu dovuto agli ordini di Suvorov: la cavalleria russa era molto più forte di quella repubblicana ed il temibile maresciallo voleva sfruttare a pieno il vantaggio combattendo in pianura.[27]

Joubert ardeva all'idea di confrontarsi in una battaglia campale con i russi, sia perché era un ordine del Direttorio sia perché il suo carattere lo spingeva ad essere oltremodo temerario.[29] Tra il 10 ed il 13 agosto le sue truppe erano già state disposte per la battaglia.[30] Essendo questo un momento critico per l'intera salvezza della repubblica, un tavolo di guerra fu convocato la notte del 14 agosto. Joubert ed nutrito gruppo di generali propendevano per entrare in azione, spinti più dalla foga che dalla ragione: volevano riparare l'onore della armate francesi, sconfitte ed umiliate dagli alleati nel corso di questa campagna. Argomentavano che la fanteria francese, nonostante l'inferiorità numerica, avrebbe compensato con l'ardore lo svantaggio e sarebbe stata capace di fendere la resistenza nemica e vincere la battaglia. Inoltre, il tempo non era dalla loro parte: se avessero voluto liberare Tortona, avrebbero dovuto farlo prima che fosse il nemico a prenderla. [29] I più prudenti, tra cui Moreau, erano di avviso esattamente contrario: se le due fanterie fossero giunte allo scontro, lo avrebbero dovuto fare su un terreno pianeggiante, dove la cavalleria russa avrebbe sbilanciato l'esito del conflitto in favore delle forze imperiali.[29] Inoltre, se avessero atteso l'arrivo di Championnet, Suvorov avrebbe dovuto affrontare un esercito non solo più numeroso, ma anche su due fronti. Del resto, se il Direttorio voleva che si combattesse una battaglia decisiva, tanto valeva combattere con le probabilità di vittoria in loro favore e non affrettarsi solo per compiacere i suoi membri. Un'ulteriore considerazione fu quella della gestione di un'eventuale sconfitta: con la fortezza di Serravalle in mano austriaca, la riviera di Levante sotto diretta minaccia e quella di Ponente dove le strade erano quasi impraticabili, una sconfitta avrebbe comportato l'immediata distruzione dell'Armata d'Italia ed avrebbe aperto le porte all'invasione della Provenza da parte delle forze imperiali. Questa linea di pensiero lasciava comunque delle incertezze: le montagne non potevano produrre cibo sufficiente per sfamare l'esercito a lungo e la pianura fertile sottostante era in mano nemica. Non sapevano nemmeno quando sarebbe arrivato Championnet. Joubert, seppur in modo riluttante, decise di rispettare l'opinione di chi preferiva aspettare prima di combattere. Lasciarono l'esercito privo di ordini particolari per il giorno seguente.[31]

Gli umori dal lato austriaco erano simili: attaccare una posizione difensiva come quella francese non era affatto ideale, soprattutto dopo che Joubert aveva fatto scavare diverse trincee ed aveva iniziato a costruire qualche fortificazione. Il fatto che non fossero in pianura era un ulteriore vantaggio per i francesi. Gli alleati si interrogavano anche sull'arrivo di Championnet: sapevano che era in movimento un esercito e che sarebbe giunto alle loro spalle, ma non disponevano di alcuna informazione riguardo al numero di soldati e alla data stimata del loro arrivo.[31] L'arrivo dei 12000 uomini di Kray il 12 agosto aveva portato le truppe imperiali ad una superiorità sia in cavalleria sia in fanteria.[32] Suvorov non aveva il minimo dubbio: le forze imperiali avevano dimostrato di essere capaci di sconfiggere ripetutamente i francesi. Trattenersi ed attendere non avrebbe portato alcun vantaggio nella prosecuzione della sua campagna. Nonostante la svantaggiosa posizione in cui le sue truppe avrebbero dovuto combattere, la sua natura temeraria lo aveva convinto a scendere in battaglia il giorno successivo.[31]

Schieramenti[modifica | modifica wikitesto]

Esercito imperiale[modifica | modifica wikitesto]

Posto il quartier generale a Bosco Marengo, l'esercito era così schierato:

  • l'ala destra, al comando del generale Kray, composta dalle divisioni Bellegarde e Ott e posizionata di fronte all'abitato di Fresonara, con la divisione Bellegarde appoggiata sulla riva sinistra dell'Orba;
  • il centro, al comando del feldmaresciallo Aleksandr Vasil'evič Suvorov, disposto di fronte all'abitato di Pozzolo, con l'avanguardia di Bagration, e il rinforzo di sei battaglioni russi provenienti dal corpo di Derfelden;
  • l'ala sinistra, al comando di Rosemberg e Hohenzollern, situata intorno a Viguzzolo e composta da dieci battaglioni di fanteria, due reggimenti di cosacchi e sei squadroni di dragoni del Württemberg.

La riserva era situata dietro Pozzolo Formigaro a Rivalta Scrivia ed era comandata dal generale Melas.

Nel complesso scesero in campo 66.840 uomini (93 battaglioni di fanteria e 52 squadroni di cavalleria)

Esercito francese[modifica | modifica wikitesto]

Posto il quartier generale a Novi, l'Armata d'Italia era così schierata:

  • l'ala sinistra, agli ordini del generale Pérignon, composta dalla divisione Grouchy (brigate Grandjean e Charpentier) e dalla divisione Lemoine (brigate Garreau e Clausel). Lo schieramento sulle colline a occidente di Novi raggiunse Basaluzzo passando di fronte all'abitato di Pasturana;
  • il centro, al comando del generale Saint-Cyr, composto dalla divisione Laboissierare (brigate Quesnel e Gardanne) disposta a sud e a est dell'abitato di Novi. Più arretrati la brigata Colli, una riserva di fanteria e una di cavalleria comandata dal generale Guérin;
  • l'ala destra, ancora al comando di Saint-Cyr, composta dalla divisione Watrin (avanguardia di Calvin, brigate Arnaud e Petitot). In questo settore anche la divisione Dąbrowski, composta da soldati polacchi, italiani e francesi.

Schierati in totale 34.930 uomini (52 battaglioni di fanteria e 11 reggimenti di cavalleria).

La battaglia[modifica | modifica wikitesto]

Mappa dello svolgimento della battaglia di Novi dedicata dal Gen. Jomini all'imperatore Alessandro I

All'alba del 15 agosto, alle 5 del mattino, i generali Kray e Bellegarde attaccarono l'ala sinistra francese di Pérignon, sulla pianura tra Fresonara e Basaluzzo. Il generale Joubert, colto di sorpresa dall'improvviso attacco, si recò sulla posizione del generale Lemoine per meglio rendersi conto della situazione. Joubert si mise personalmente al comandi delle truppe, guidandole verso il nemico. Sfortunatamente, venne colpito nella mischia da un colpo di moschetto in pieno petto e morì poco dopo. Nonostante la scomparsa di Joubert la battaglia non rallentò. L'ala sinistra di Lemoine resistette all'assalto austriaco, a costo di gravissime perdite, mentre fallì il tentativo di Bellegarde di aggirare le posizioni francesi, risalendo il Lemme e deviando verso Pasturana.[33]

Nel frattempo Moreau assunse il comando delle forze francesi, mentre il generale Colli venne mandato in soccorso di Lemoine. La resistenza francese spense l'attacco austriaco e consentì ai francesi di contrattaccare.

In questa fase della battaglia, il centro degli schieramenti non era ancora entrato in azione, anche per una serie di incomprensioni e rivalità tra i generali russi e austriaci. Verso le otto del mattino Suvorov ordinò al centro di investire Novi, ma l'artiglieria francese, posta sulle alture intorno alla città, riuscì a contenere l'attacco e di fronte alle gravi perdite subite, i russi furono costretti a riprendere le posizioni iniziali di fronte a Pozzolo.[34]

Verso le nove Kray tentò un secondo attacco sul fianco, alla conquista delle colline: le posizioni vennero conquistate e perdute per ben due volte, sotto il fuoco dell'artiglieria, ma alla fine Kray fu costretto a desistere di fronte alla resistenza francese, anche perché l'aiuto da parte di Bagration tardava ad arrivare.

Morte del generale Joubert nella battaglia di Novi il 28 termidoro, Dupréel e Vivant-Denon, Musée Carnavalet, Parigi

Anche il secondo attacco russo sul centro, con l'appoggio dei battaglioni di Derfelden provenienti da Pozzolo, si infranse contro la resistenza francese di Watrin. Verso la fine della mattina il conflitto si estese anche sull'ala destra francese verso Serravalle, dove il generale Melas tentò di attaccare sul fianco ed aggirare il nemico. Ma anche questo assalto fallì.

La tattica adottata da Suvorov a questo punto fu quella di concentrare l'assalto sull'ala sinistra francese con l'obiettivo di conquistare le colline e aggirare la città di Novi. Venne così ordinato a Kray di effettuare un terzo attacco, mentre Suvorov premeva sul centro a sostegno dell'offensiva del primo e Melas sulla sinistra si dirigeva verso Novi per proteggere la ritirata delle truppe russe e affrontare l'avanzata dei francesi.

Gli scontri ebbero luogo alla Collinetta, alla Buffalora, alla Pomela e al Belvedere, alture circostanti la città; sebbene gli attacchi fallissero, i francesi cominciarono a risentire dell'eccessivo sforzo difensivo e registrarono i primi cedimenti. Decisivo si rivelò l'attacco di Melas sul fianco sinistro dell'ala destra francese di Watrin che, padrone del campo fino a quel momento, fu costretto a indietreggiare, mentre un contingente austriaco, marciando dietro il borgo di Serravalle, iniziò una manovra di aggiramento.

Fu a questo punto che Suvorov ordinò l'attacco generale da tutti i lati: erano ormai le cinque del pomeriggio. I francesi, stremati, privi della forza di contrattaccare, riuscirono a malapena a difendersi. Moreau ordinò la ritirata generale e l'abbandono di Novi attraverso la via di Pasturana, l'unica possibile, che però non era difesa, per cui la ritirata si trasformò in disfatta, sotto i colpi dell'artiglieria nemica, nel tentativo di superare il torrente Riasco.

Conseguenze e bilancio[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Campagna svizzera di Suvorov.

La battaglia, sebbene non decisiva dal punto di vista strategico, si rese famosa per la crudezza dei combattimenti, che la rese una delle battaglie più sanguinose dell'epoca napoleonica. I francesi persero 6.500 soldati tra morti e feriti ed ebbero 2.000 dispersi. Le perdite austro-russe, mai del tutto accertate per la presunta mancanza di veridicità dei rapporti, furono di oltre 5.000 per gli austriaci e circa 1.500 per i russi, tra morti e feriti.

I soldati russi attraversano le Alpi svizzere

La prima battaglia di Novi, peraltro, segna la fine della campagna di Suvorov in Italia: le vittorie di Suvorov sui francesi stavano incrementando l'influenza russa sulla regione, il che contrastava con i progetti del cancelliere austriaco von Thugut, che bramava ad un nord Italia sotto l'egemonia asburgica. Di conseguenza, venne imposta a Suvorov l'opzione di proseguire la campagna in Svizzera, unendosi alle forze del suo connazionale Korsakov, in un tentativo di sconfiggere congiuntamente le forze di Massena, lasciando così il controllo dell'Italia settentrionale al solo generale von Melas. Suvorov era tutt'altro che favorevole all'idea, considerando il piano proposto dal Consiglio aulico di Vienna "un'idea fuori di testa", ma una lettera dell'imperatore austriaco lo costrinse ad adeguarsi al volere della corona asburgica.[35]

In modo più indiretto, tra le conseguenze della battaglia vi fu l'ascesa al potere di Bonaparte. Nel novembre del 1799, con il colpo di stato del 18 brumaio, Napoleone si assicurò la guida dello stato francese, prendendo il titolo di Primo Console. Inizialmente, i cospiratori cercavano un leader militare che fosse disponibile a supportare il loro colpo di Stato, indirizzando le simpatie dell'esercito verso il nuovo ordine. Per il ruolo di "spada", come lo chiamava Sieyès, all'origine, era stato considerato come candidato ideale proprio Joubert. Dopo la sua prematura scomparsa si aprì un vuoto nei piani dell'organizzazione e per diverso tempo non si riuscì a trovare un sostituto adatto: Moreau aveva rifiutato, tra l'altro proponendo Napoleone al suo posto, mentre gli altri candidati erano di fede repubblicana troppo accesa o semplicemente poco popolari. Anche lo stessp Napoleone era stato scartato inizialmente, a causa della sua evidente ambizione, ma Talleyrand persuase Sieyes a rivedere la propria posizione, convincendo l'abate ad ammettere il generale corso nella cerchia ristretta dei cospiratori.

Plastico della battaglia[modifica | modifica wikitesto]

È di proprietà dell'amministrazione comunale di Novi Ligure un plastico della battaglia. Il plastico, ad opera dell'Associazione Storica Modellistica Novese - Compagnia della Picca e del Moschetto si trova all'interno del Laboratorio Solferino curato dall'associazione stessa.[36]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Botta, pp. 343-347.
  2. ^ Botta, pp. 341-342.
  3. ^ Gachot, p. 11. In particolare fu l'Austria a volerlo come comandante dell'esercito alleato in Italia.
  4. ^ Gachot, p. 104.
  5. ^ Jomini, p. 265.
  6. ^ Botta, pp. 347-349.
  7. ^ Botta, pp. 349-351.
  8. ^ Graham, pp. 86-87.
  9. ^ Botta, p. 351.
  10. ^ Mikaberidze, pp. 53-56.
  11. ^ Graham, pp. 97-98.
  12. ^ Graham, p. 99.
  13. ^ Botta, p. 363.
  14. ^ Gachot, p. 218.
  15. ^ Botta, pp. 363-365.
  16. ^ Gachot, p. 219.
  17. ^ Jomini, pp. 258-259.
  18. ^ a b Botta, p. 366.
  19. ^ Graham, pp. 124-125.
  20. ^ Graham, pp. 126-127.
  21. ^ Botta, pp. 368-373.
  22. ^ Botta, pp. 373-374.
  23. ^ Botta, p. 375.
  24. ^ Jomini, p. 381.
  25. ^ Botta, pp. 375-376.
  26. ^ Botta, p. 377.
  27. ^ a b c Botta, p. 378.
  28. ^ Graham, pp. 213-215.
  29. ^ a b c Botta, p. 379.
  30. ^ Graham, pp. 217-219.
  31. ^ a b c Botta, p. 380.
  32. ^ Graham, pp. 220-221. Si riporta che Bellegarde avesse 8000 uomini e che dopo essersi fuso con Kray, il nuovo corpo ne avesse 20000.
  33. ^ Graham, pp. 221-222.
  34. ^ Graham, p. 222.
  35. ^ Mikaberidze, pp. 131-132.
  36. ^ https://www.oggicronaca.it/2017/11/plastico-della-battaglia-novi-venerdi-24-novembre-ore-21-apertura-al-pubblico/, Plastico della Battaglia di Novi: venerdì 24 novembre, ore 21, apertura al pubblico

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Temistocle Celotti, La Battaglia di Novi, 1952
  • Resi Cibabene, Cesare Simonassi, Da Novi a Marengo. Due scontri con uguali vicende, ma diversa fortuna, Novi Ligure, Litoservice, 2000
  • Istituto comprensivo medio superiore “A. Doria” e “G. Boccardo”, Luoghi, protagonisti, fatti ed animazione storica della Battaglia di Novi 15 agosto 1799, Novi Ligure, Tipografia Litoservice, 2001. pdf
  • Angelo Francesco Trucco, Battaglia di Novi 15 agosto 1799, Novi Ligure, Edizioni di Novinostra, 1999. Estratto da: Gallia contra ommnes, Treves, 1904
  • Vincenzo A. Trucco, La battaglia di Novi (15 agosto 1799). Le armi, I'equipaggiamento e la tattica dei combattenti, Ed. Tettamanti tip. Viscardi, Alessandria 1979

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